LAZIO 4ª REGIONE PER NUMERO DI DETENUTI

Il Lazio è la quarta regione italiana per numero di detenuti (preceduta da Lombardia, Campania e Sicilia). A fine 2022 le persone detenute nei 14 istituti penitenziari per adulti della regione erano 5.933. Lo dice il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, nella relazione illustrata oggi nella Sala Mechelli del Consiglio regionale, alla Pisana. La capienza regolamentare complessiva degli istituti penitenziari della regione per adulti riconosciuta dall’Amministrazione penitenziaria era di 5.217 posti, con un tasso di affollamento conseguente pari al 114%, leggermente superiore alla media nazionale del 109%. La situazione diventa però più critica – ammonisce il Garante – se si considera il numero di posti effettivamente disponibili sulla base di quanto rilevabile dalle schede di trasparenza sui singoli Istituti del Ministero della Giustizia, che – a fine 2022 – erano 4.745. Il tasso di affollamento così calcolato raggiunge quindi il 125%, con punte che superano il 150%.
La Relazione dice che dopo un biennio di relativo decongestionamento delle presenze in carcere e di riduzione dei tassi di affollamento, lo scorso anno i numeri sono tornati a crescere: il numero di presenti è aumentato di 385 unità e conseguentemente il tasso di affollamento ufficiale è incrementato di sette punti percentuali, passando dal 107% al 114%.
Nella regione, a partire della fine dell’estate 2022, il numero dei detenuti presenti risulta sempre superiore alle 5.900 unità e, quindi, molto vicino alla soglia delle 6.000 che rappresentava il valore di riferimento nel periodo precedente la pandemia. Inoltre, per quanto attiene specificamente la situazione regionale si conferma la particolare condizione di precarietà di alcune strutture: al 31 dicembre 2022 il numero complessivo di detenuti in Italia era di 56.196, a fronte di una capienza regolamentare di 51.328 posti, con un tasso di affollamento pari al 109%. Pertanto, la situazione del Lazio, dal punto di vista dell’affollamento, risulta più critica che nel resto d’Italia, “come del resto è sempre stato – dice Anastasia – sin da prima della sentenza pilota ‘Torregiani e altri contro Italia’, con cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia in ragione del sovraffollamento strutturale dell’intero sistema penitenziario. A fine 2021 i detenuti presenti in tutta Italia erano 54.134, quindi da allora si è verificato un incremento di 2.022 unità e il tasso di affollamento a livello nazionale è sì cresciuto di tre punti percentuali, ma risulta di quattro in meno rispetto al Lazio.
Il sovraffollamento è diffuso in quasi tutti gli istituti penitenziari della regione, a eccezione di quelli di Paliano, Civitavecchia Passerini, Roma reclusione e Roma Terza casa, che hanno caratteristiche e finalità peculiari, ovvero a seconda del peso del reato e della persona responsabile. A parere del Garante sono particolarmente critiche le condizioni degli istituti di Roma Regina Coeli, Civitavecchia NC, Rebibbia Femminile, Latina, Cassino, Viterbo e Rebibbia Nuovo Complesso dove il tasso di affollamento reale supera il 130%. Altro elemento che caratterizza la situazione di alcuni istituti di pena regionali è la presenza di detenuti stranieri sul totale della popolazione carceraria. Nel totale degli istituti della regione, a fine dicembre 2022 la percentuale risultava più alta che sul territorio nazionale (37,2% invece di 31,5%). In particolare in alcuni istituti (Civitavecchia NC, Regina Coeli e Rieti) gli stranieri erano circa la metà della popolazione detenuta. Per il Garante “si tratta di una situazione consolidata che non si è modificata sostanzialmente né rispetto allo scorso anno né rispetto al periodo prepandemico”.
Un altro dato: dei 5.548 detenuti presenti nei quattordici istituti laziali alla fine dello scorso anno, 4.149 erano condannati in via definitiva, mentre 909 erano in attesa di primo giudizio, 861 appellanti o ricorrenti in Cassazione e 14 in altra posizione. Guardando alla distribuzione percentuale delle diverse posizioni giuridiche emerge che la popolazione carceraria presente in regione è per il 70% dei casi composta da detenuti definitivi.
Tale proporzione è leggermente inferiore al dato nazionale (pari al 71,7%).
Va comunque segnalato che l’incidenza dei condannati sulla popolazione detenuta ha fatto un salto durante l’emergenza pandemica, passando dal 63% del 2019 al 65% del 2020 e poi al 69% del 2021, per arrivare al 70% dello scorso dicembre. In questo cambiamento possono aver pesato l’onda lunga di un maggior contenimento dell’uso della custodia cautelare in carcere riscontrabile sin dalla condanna europea per sovraffollamento del 2013, gli indirizzi non custodiali della Procura generale della Cassazione durante l’emergenza del 2020-2021, “ma anche una certa sfiducia che ormai e’ possibile riscontrare sull’accesso alle alternative dalla detenzione”.
Samuele Paolo Ferrara