LAVORO: LETTERA APERTA DELLE ACLI DI FROSINONE E DEL LAZIO
Caro Direttore,
Le scrivo per condividere con Lei e con i suoi lettori la profonda preoccupazione delle ACLI di Frosinone e del Lazio per la situazione sempre più compromessa – dal punto di vista occupazionale – dell’area del frusinate e del cassinate. Rispetto a quest’ultima area è di questi giorni la nuova protesta al San Raffaele, dove i lavoratori sono da quattro mesi senza stipendi. Molti di loro non riescono più ad andare avanti e sono sull’orlo della disperazione.
Da ieri è chiuso per ferie lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano, vicino a Cassino. La principale fabbrica della Ciociaria e del Lazio, che dà lavoro a 3.900 operai e ad altri seimila nell’indotto, riaprirà il 4 settembre, ma è grande l’incertezza sul futuro dello stabilimento che da tempo lavora a ritmi bassissimi. Adesso, alle ferie previste fino al 25 agosto si aggiungerà infatti, una settimana di cassa integrazione dal 26 al 3 settembre. Un’estate torrida non solo dal punto di vista meteorologico, ma anche dal punto di vista occupazionale.
La provincia di Frosinone ha visto acuirsi gli effetti della crisi nel primo semestre 2013 per tutti i settori con una inevitabile ricaduta sui comparti di punta del territorio e cioè quello farmaceutico nel nord della provincia con il polo di Frosinone, della Valle del Sacco e l’area Anagni-Fiuggi, quello della produzione di autoveicoli più a Sud nell’area industriale della Fiat e del relativo indotto ed infine quello dell’edilizia che caratterizza l’intero territorio provinciale.
I numeri sono impietosi, soprattutto il dato relativo al tasso di disoccupazione è inequivocabile attestandosi intorno al 12,7% contro il 10,8 della media regionale Lazio.
Nel registrare tutto ciò, testimoniato anche dal ricorso sempre più frequente a contratti di lavoro atipici e dal conseguente calo delle assunzioni a tempo indeterminato, occorre interrogarsi su cause, conseguenze e soluzioni rispetto a tale fenomeno.
Ciò che ha condotto la provincia di Frosinone a versare in questo stato risiede oltre che nella spirale recessiva nazionale, anche nella mancanza di strategie da parte delle istituzioni locali in grado di offrire risposte efficaci ed efficienti per contrastare la crisi, mettendo a sistema le risorse del territorio valorizzandone i punti di forza e intervenendo su sprechi e inefficienze reali investendo infine in infrastrutture e ricerca.
Vale la pena a tal proposito fare qualche esempio.
Nell’area del cassinate per attrarre investimenti funzionali allo sviluppo della zona industriale dell’indotto fiat al fine di determinare una diversificazione produttiva che possa affrancare l’area dalla dipendenza dal comparto auto, sarebbe servita la realizzazione di un piano di sviluppo industriale a partire da viabilità e servizi. Oppure ancora fare leva sulla presenza dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale rendendolo un polo di ricerca d’eccellenza. Queste sono solo un paio delle numerose azioni che si sarebbero dovute già intraprendere per ridare una prospettiva economica e un incremento occupazionale in provincia.
Le amare conseguenze si presentano con le tinte sempre più fosche di una carenza occupazionale che sempre più spesso diventa disagio sociale, e allora ecco manifestarsi fenomeni di crescente “povertà” verso i quali il mondo delle ACLI offre la piena disponibilità a porsi quale osservatorio privilegiato per un confronto quotidiano.
Anche qui le vicende che si potrebbero segnalare sono innumerevoli, basti pensare a titolo di esempio, a quanto in questi giorni accade nel comune di Cassino con la protesta di 18 nuclei familiari sprovvisti di alloggio, o alla struttura di accoglienza per senza dimora della Diocesi di Monte Cassino in continua emergenza per le numerose situazioni che si presentano e che la struttura non riesce fronteggiare.
Basti ricordare che quasi l’11% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà e che la classifica nazionale colloca la provincia di Frosinone al 75° posto per reddito disponibile, il resto lo fanno una pressione fiscale eccessiva e livelli di imposizione della tassazione troppo elevai a fronte di una costante flessione dei consumi.
Tutto ciò mette a serio rischio l’accesso da parte delle categorie più deboli ai livelli minimi di servizi essenziali e impone una svolta coraggiosa e soprattutto virtuosa da parte di chi si è assunto l’onere e la responsabilità di amministrare il territorio a tutti i livelli.
Il nostro vuole essere anche un appello, un colpo di schiena come si dice, per tentare di salvare il salvabile in una situazione che a nostro giudizio sta divenendo ogni giorno più critica. Un’estate questa con il nostro pensiero fisso ai cassaintegrati e alle famiglie che non hanno più una speranza.
In tale contesto le ACLI ravvedono la necessità di lanciare un appello per fare in modo che al più presto si possa organizzare e concretizzare un tavolo di confronto con tutte le realtà locali e istituzionali per dare una risposta a questo continuo grido d’allarme.
Umberto Soldatelli,
presidente regionale delle ACLI del Lazio e commissario delle ACLI di Frosinone.