Fatti di Roma

LA PROTESTA DEGLI ARTISTI A MONTECITORIO

La protesta degli artisti a Roma

In piazza Montecitorio va in scena l'”assenza spettacolare” degli artisti italiani, che dà il titolo alla manifestazione ed è rappresentata dai cartelli con maschere, note musicali e microfoni sbarrati da un croce rossa. “Un segnale di divietò che il governo ha imposto all’arte”. Bandiere sindacali di Cgil, Cisl e Uil e divise del circo, strumenti musicali e articoli della Costituzione scritti sui cartelli, voglia di recitare ma anche di contratti professionali, la piazza è piena fino all’orlo, mentre dal palchetto, allestito prima delle transenne che dividono la piazza dal palazzo sede della Camera dei Deputati, si alternano gli interventi. “Vergogna aspettiamo Godot bonus”, c’è scritto su cartello di protesta che cita Samuel Beckett. In uno striscione per terra è riportato in corsivo tutto l’articolo 4 della Costituzione le parole “diritto al lavoro” e “progresso spirituale e materiale della società” sono scritte più grande e in rosso. Due giovani ballerine hanno composto un cartellone con figli di spartito di tanti balletti.

Quando sale sul palco con il sul frac Fabio Morbidelli, rsu e membro del l’orchestra del teatro dell’opera di Roma parte un lungo applauso. Morbidelli alza al cielo un violino: “Io suono il fagotto – dice – ma non me la sentivo di venire qui in piazza con uno strumento che costa decine di migliaia di euro. Un investimento economico mio ma anche dello Stato che per la mia formazione al conservatorio ha speso migliaia di euro e oggi che ne fa? Un investimento che io ammortizzo nei miei 40 anni di carriera e mi si spezza il cuore sapendo che quella di un ballerino dura la metà”. Dopo di lui il coreagrafo e registra Luciano Cannito attacca: “I teatri non sono luoghi di contagio, ma di guarigione. Si sono riempiti la bocca con la parola cultura e poi ci hanno sacrificato per primi, come non necessari, non essenziali. Avete ammazzato la cultura e l’arte”.

Poi dalle casse viene trasmesso il lungo audio del ministro Franceschini che chiede agli artisti uno sforzo e un atto di responsabilità. Quando l’audio finisce tutta la piazza fischia. “Tu ci chiudi e tu ci paghi”, spiega dal palco un’artista-sindacalista. “Non possiamo tollerare di essere trattati come giullari di corte a cui basta lanciare qualche briciola. Non possiamo tollerare che lei, signor ministro, pensi che basta regalare a qualcuno di noi qualche mancetta per silenziarci. La sua scrivania è piena di proposte, le legga”. Poi la bocciatura senza appello a una delle recenti proposte di Franceschini per affrontare la situazione: “La Netflix della cultura è la più grande presa per il culo che si sia mai sentita”.

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