LA PANDEMIA AMPLIA IL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI, CI VUOLE PIÙ SOLIDARIETÀ GLOBALE
La mobilità umana ha molti volti. Un fenomeno spesso poco considerato è quello dei cosiddetti sfollati interni. È proprio a loro che è dedicato in particolare il Messaggio di Papa Francesco in occasione della 106a Giornata del Migrante e del Rifugiato che ricorre oggi: «un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia COVID-19 ha esasperato. Questa crisi, infatti, per la sua veemenza, gravità ed estensione geografica, ha ridimensionato tante altre emergenze umanitarie che affliggono milioni di persone, relegando iniziative e aiuti internazionali, essenziali e urgenti per salvare vite umane, in fondo alle agende politiche nazionali».
Mentre ci interroghiamo – giustamente – su quali siano le priorità di azione per affrontare l’onda lunga della pandemia, che nei prossimi mesi mostrerà probabilmente il suo volto più cupo, ci sono al mondo 272 milioni di persone – dati del World Migration Report OIM – che degli effetti della situazione che stiamo vivendo stanno pagando o rischiano di pagare un prezzo particolarmente alto. Si tratta dei migranti, il cui numero è continuamente cresciuto in questi anni: erano 150 milioni nel 2000. Anche il numero dei rifugiati è aumentato nello stesso periodo, da 14 a 26 milioni e il numero degli sfollati è raddoppiato superando di molto la soglia dei 40 milioni.
Il COVID19 sta incidendo in maniera determinante sui fenomeni globali di mobilità umana. La chiusura dei confini per contrastare la pandemia ha reso più difficili i lunghi percorsi migratori, ha causato seri problemi in moltissime aree, come nell’Africa dove il quotidiano movimento transfrontaliero rappresenta la risorsa essenziale per la sopravvivenza e ha messo in rilievo anche fenomeni relativamente nuovi, come quello dei migranti ‘bloccati’, stranded migrants, di coloro che hanno perso il lavoro nel paese di approdo e non sono riusciti a ritornare nel paese di origine, oppure sono stati intrappolati nel corso del passaggio o rimandati indietro frettolosamente per ragioni legate alla diffusione del Coronavirus.
È nei paesi più fragili del Pianeta che le condizioni dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati finiscono per essere più difficili. Lo è nel più grande campo rifugiati del mondo quello di Cox Bazar, in Bangladesh, con centinaia di migliaia di sfollati Rohingya in fuga dal Myanmar dove difficilmente potranno ritornare. Nel Sahel, dove il Burkina Faso è diventato l’epicentro di un drammatico conflitto che ha causato un milione di sfollati. O ancora nei Balcani, dove decine di migliaia di migranti in transito sono stati rinchiusi per mesi all’interno dei campi profughi dell’area. Luoghi fatiscenti, le cui condizioni sono ancora peggiorate.
In tutti questi casi il rischio del contagio, le difficoltà causate dal lockdown per l’approvvigionamento di beni essenziali, la difficoltà di riavviare un minimo livello di attività produttive sono state particolarmente severe per le popolazioni migranti o rifugiate; ma anche per le comunità locali che si trovano sulle rotte di passaggio. Una questione a cui, con i suoi 64 interventi in tutto il mondo la Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” cerca di offrire risposte concrete, mettendo in evidenza l’enormità del problema.
Tutte queste persone, in vario modo fuggono dalla povertà, dalla guerra o dagli effetti del cambiamento climatico o, semplicemente, sono alla ricerca di una vita migliore, o, più spesso, sono spinti da un insieme di tutti questi elementi; e per questo intraprendono una strada che spesso presenta rischi altissimi. Va, comunque, considerato che con le loro rimesse, passate da 126 a 689 miliardi di USD negli ultimi 20 anni, contribuiscono alla vita delle famiglie e delle comunità rimaste nel paese di origine; e con il loro lavoro concorrono al benessere dei paesi in cui si trovano. In Italia si calcola che circa il 9% del PIL sia dovuto ai lavoratori stranieri.
È senz’altro necessario dare alle persone la libertà di rimanere nella loro terra di origine; ma in moltissimi casi questa opzione è impossibile e non è realistico arginare con i muri il movimento di quasi 300 milioni di persone in tutto il pianeta. Le migrazioni sono dunque un fenomeno fisiologico del mondo in cui viviamo, che deve essere governato e accompagnato.
L’invito di Papa Francesco nel Messaggio per la 106a Giornata del Migrante e del Rifugiato, soprattutto in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo, è quello di conoscere per comprendere, farsi prossimo per servire, ascoltare per riconciliarsi, condividere per crescere, coinvolgere per promuovere, collaborare per costruire. «Per preservare la Casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l’impegno locale, senza lasciare fuori nessuno».
Non è questo il tempo degli egoismi, come lo stesso Papa aveva sottolineato nel Messaggio Urbi et Orbi, «la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone».
Sul sito della Campagna www.insiemepergliultimi.it, accanto a materiali di approfondimento e riflessione su questo tema, vengono proposti interventi nelle varie aree del mondo delle Caritas e dei soci FOCSIV.
La campagna si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News, di Banca Etica come partner finanziario e della Pontificia Università Lateranense come partner accademico.