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“LA NOSTRA POLITICA È LA CARITÀ”, MEDICINA SOLIDALE AL FIANCO DELL’ELEMOSINIERE

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Proponiamo ai nostri lettori una breve intervista Lucia Ercoli, direttore dell’associazione ‘Medicina Solidale’, l’associazione di medici volontari che si prende cura delle persone più deboli e più fragili di Roma in particolare nello stabile occupato a Via di santa Croce in Gerusalemme a Roma.

Chi sono le persone che vivono nelle occupazioni?

Intanto, cominciamo a dire che queste persone sono delle persone che possiamo definire come “vulnerabilissime” perché private di diritti fondamentali che sono, il primo, quello ad una casa: molti di questi ospiti nel palazzo sono cittadini italiani, alcuni dei quali gravemente malati; in questo palazzo vivono 98 minori, la maggior parte dei quali nati in Italia e che frequentano le nostre scuole. Lasciare i bambini sette giorni al buio: di che cosa ha paura un bambino se non del buio? Questo configura secondo me un atto di violenza inaudita nei confronti di questi bambini, e per di più perpetuata nel tempo. Durante la settimana noi siamo stati più volte lì proprio per portare sollievo ai malati, alcuni dei quali segregati nelle loro stanze perché l’interruzione della corrente ha comportato il fatto che non fosse più utilizzabile l’ascensore e i presidi elettro-medicali di cui avevano bisogno. Ecco, lasciare i bambini in questa condizione per sette giorni ha spento sui loro visi il sorriso, la voglia di giocare, questa paura incombente che da un momento all’altro potessero perdere quel poco, e ripeto, quel poco che resta loro come diritto all’infanzia. E francamente non c’è stato nessuno che si sia schierato dalla parte dei bambini, che sia andato semplicemente a vedere come stavano. E quindi secondo me noi ci siamo trovati di fronte ad una gravissima violazione dei diritti umani. Lasciare i bambini al buio potrebbe significare trovarsi al buio davanti a Dio nel momento del giudizio, e questo per me è chiarissimo. E la Chiesa – ma direi chiunque ha incontrato nella sua vita Gesù di Nazareth – non può avere dubbi su da che parte stare.

Come continuerà il vostro impegno con Medicina Solidale nella città di Roma?

Come sempre. Noi abbiamo fatto nostro l’appello di Papa Francesco e ci rechiamo soprattutto da chi non è visibile nelle periferie nascoste, che sono tante a Roma, dove vivono migliaia di persone senza un’alternativa. E noi cerchiamo di farci presenti sia come intervento medico sia come sostegno umanitario, portando quel poco che è nella nostra possibilità. E lo faremo, continueremo a farlo, perché questo è un impegno che abbiamo preso davanti a loro e a Dio, e non verremo meno alla nostra promessa.

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