LA FABBRICA DEI SANTI CAMBIA LE REGOLE, SANTO CHI OFFRE LA PROPRIA VITA
Arriva una nuova via nell’iter stabilito dalla Chiesa per proclamare la santità: da oggi “offrire la vita” vale per gli altari quanto il “martirio” o l’”eroicità delle virtà”. Oggi dunque Papa Bergoglio scriveun’altra pagina nella storia della Chiesa modificando le regole,in vigore da secoli, per avviare il processo di beatificazione.
Si tratta di una quarta via, dunque, se si aggiunge al martirioe alla eroicità delle virtù, che è poi l’attestazione di una vita condotta nella santità cristiana, anche la cosiddetta beatificazione “equipollente”. Non molto utilizzata in passato, questa, ma ’rispolverata’ proprio da Bergoglio per quei casi dove c’è un culto antico ed è difficile reperire testimonianze ’fresche’ sulla santità di una persona. Angela da Foligno, Pietro Favre, Junipero Serra, sono alcune delle personalità dei secoli passati che sono state dichiarate sante da Papa Francesco per questa via. Come anche il pontefice argentino non ha aspettato l’accertamento di un secondo miracolo (il primo era stato verificato per la beatificazione del 2000) per fare santo Giovanni XXIII, il ’Papa buono’.
La ’fabbrica dei santi’ dunque si aggiorna per allargare i motivi per i quali un modello di vita può essere indicato come esempio. Un aspetto importante per i Papi. Ricordiamo come San Giovanni Paolo II ampliò il calendario di santi e beati come mai era avvenuto nel passato. Ma anche Papa Bergoglio ha assunto in questi quattro anni molte decisioni in materia.
Arriva dunque una nuova possibilità perchè le precedenti non apparivano “sufficienti per interpretare tutti i casi possibili di santità canonizzabile”, rendendo “meritevoli di beatificazione quei servi di Dio che, ispirati dall’esempio di Cristo, abbiano liberamente e volutamente offerto e immolato la propria vita per i fratelli in un supremo atto di carità “. A spiegarlo è il segretario della Congregazione delle Cause dei Santi, monsignor Marcello Bartolucci.
La nuova motivazione indicata nel Motu Proprio (una sorta di “decreto legge”) “Maiorem hac dilectionem” non apre però una corsia preferenziale. Oltre al gesto dell’avere donato la vita, la persona in questione deve aver vissuto comunque le virtù¹ cristiane, almeno “in grado ordinario”. E per la beatificazione occorrerà in ogni caso l’accertamento di un miracolo verificatosi dopo la morte per sua intercessione.
Il caso citato oggi in concreto dall’Osservatore Romano è quello di coloro che curavano gli appestati; secondo Benedetto XIV non si poteva escludere dall’onore degli altari persone capaci di un gesto del genere che andavano incontro ad una morte sicura per assistere gli altri. Ma ci sono anche casi della storia in cui una persona ha offerto la sua vita in cambio di quella di un condannato a morte come Salvo d’Acquisto, che è Servo di Dio, o padre Massimiliano Kolbe, che è santo.
C’è poi tutto il capitolo delle madri in attesa di un figlio che, in caso di malattia, sospendono le cure privilegiando la nascita dei loro bambini. C’è il caso di Santa Gianna Berretta Molla e negli anni più recenti di Chiara Corbella, per la quale esattamente un mese fa i suoi amici hanno dato vita ad un’associazione proprio per chiederne la beatificazione (Fonte ANSA).