Religioni

LA CEI: RESTARE IN CASA È UN ATTO D’AMORE

“Capisco che in un tempo così centrale come la Pasqua sentirsi impossibilitati a prender parte alle celebrazioni costituisca una privazione. Ma non per questo viene meno la nostra fede e la nostra appartenenza alla Chiesa”. Lo dice il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, in una intervista rilasciata ad Avvenire.

“Restare a casa è un atto di amore che facciamo nei confronti delle persone, perché ci interessa la vita di tutti, non solo di quelli che sono cristiani – aggiunge il vescovo -. Alla fine verremo riconosciuti dall’amore che avremo gli uni per gli altri e giudicati proprio sull’amore. Toccare la carne di Cristo, toccare il suo corpo è prendere su di noi il dolore per i poveri, la sofferenza dei malati, il lutto delle famiglie”.

Russo si sofferma anche sulla decisione della Conferenza Episcopale italiana di stanziare, dai proventi dell’8×100, la somma di 200 milioni in favore della lotta al coronavirus.

“Questo aiuto straordinario, recuperato essenzialmente dalla finalità cui era destinato, cioè l’edilizia di culto, è una risposta concreta all’emergenza che stiamo vivendo. Come Segreteria generale, abbiamo quindi impegnato le risorse proprio per sostenere le necessità delle persone che, in questo momento, prevalgono sugli edifici. Non facciamo l’errore di mettere in competizione le persone con le strutture”, dice.

“Alle risorse messe a disposizione dalla Cei vanno aggiunti tutti gli interventi che si stanno effettuando sul territorio, curati da diocesi, parrocchie, enti e associazioni. C’è una grandissima vivacità di iniziative che il portale ’Chi ci separerà mette bene in evidenza e che dimostra l’attenzione da parte delle nostre comunità a tutte le forme di bisogno”. Il vescovo, riferisce il Sir, evidenzia come “la Chiesa italiana non ha stanziato solo soldi, ma soprattutto gesti, prossimita’, ’carezze’, consolazione, affetto, disponibilita’”. “L’opera di un volontario che porta la spesa a casa di chi è anziano, solo, malato e non può uscire non è quantificabile in termini meramente economici. Ma non è meno importante di un’offerta di denaro”.

“I nostri volontari sul territorio, in primo luogo le Caritas diocesane e parrocchiali, ci segnalano che sta aumentando dal 20 al 50 per cento la presenza di persone che si rivolgono alle mense e alle altre reti di aiuto. Le situazioni di indigenza si stanno moltiplicando”, ricorda ancora Russo.

Un intervento “straordinario non solo per l’entità – spiega -, ma perché straordinaria è la situazione che stiamo vivendo. E capillare in quanto le risorse saranno impiegate sul territorio dalle singole diocesi, in modo da raggiungere le situazioni di più effettivo bisogno”. La consapevolezza del vescovo è che “a queste realtà bisognerà far fronte per diversi mesi e perciò vanno sostenuti coloro che conoscono le situazioni e possono farsi prossimi”.

“La capillarità dell’intervento sarà importante proprio per distribuire nella maniera più efficace possibile gli aiuti”, spiega mons. Russo. A beneficiarne anche gli enti ecclesiastici, perché “le difficoltà economiche toccano anche tante parrocchie che si trovano a far fronte come sempre alle spese ordinarie e straordinarie, senza poter contare sulle normali entrate”. “Il bilancio delle parrocchie è fatto principalmente di offerte – ricorda mons. Russo -. Aiutiamo, dunque, gli enti ecclesiastici, perché continuino ad aiutare”.

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