Internet: quando la violenza diventa “social”
Un video shock spopola sul web: a Bollate, davanti l’I.t.c. Primo Levi, una ragazza viene picchiata ed insultata da una sua compagna di scuola. L’episodio di bullismo diventa un caso sociale, postato da 30 mila utenti sul social network più utilizzato: Facebook. Motivo di vanto per la protagonista che crea un secondo profilo social per celebrare, con arroganza e presunzione, la sua ignoranza. Persone di tutte le età che, avendo visto il video, rimangono sconvolte: non per la violenza con la quale la carnefice si scaglia verso la vittima, bensì per il contesto. Un branco di ragazzini rimane immobili a “gustarsi lo spettacolo”, presissimi nel filmare la scena con i loro telefonini super tecnologici, noncuranti delle richieste di aiuto della ragazza maltrattata: una loro compagna di classe.
La scuola, palestra di apprendimento per la vita, nasconde, nel suo tessuto di relazioni tra coetanei, una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Le sfide più grandi che i ragazzi devono affrontare non sono tanto le interrogazioni o gli esami, ma i processi d’inserimento nel gruppo dei coetanei. Secondo l’indagine sulle condizioni dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia condotta da Telefono Azzurro e Eurispes , su 1496 studenti di scuole italiane di età compresa tra i 12 e i 18 anni, il 22,8% degli studenti italiani è stato più volte vittima di provocazioni e prese in giro da parte di uno o più compagni, il 21,6% ha dichiarato di essere stato offeso ripetutamente e senza motivo, il 25,2% è venuto a conoscenza di informazioni false o cattive diffuse sul proprio conto. Seguono gli episodi di danneggiamento di oggetti (10,4%), i furti di cibo e oggetti (7,6%), le minacce (5,2%), il furto di denaro (3,1%) e, da ultimo, i casi in cui i ragazzi intervistati hanno dichiarato di essere stati picchiati da un compagno di scuola o da un suo coetaneo (3%).
Al classico bullismo, diretto o indiretto che sia, si è aggiunto da qualche anno quello del cyberbullismo. Dal piano reale si passa a quello digitale, con la diffusione di sms, e-mail, messaggi in chat, immagini, mms, video che sono offensivi o non rispettosi della riservatezza e della dignità altrui. Quest’ultimo caso è caratterizzato da alcune peculiarità: la difficoltà per la vittima di risalire al molestatore; l’indebolimento delle remore morali, agevolato dalla possibilità di celarsi dietro un nickname, un soprannome; l’assenza di limiti spazio temporali nel senso che la vittima viene colpita ogni volta che questa si collega alla Rete.
La tecnologia, grazie alla quale si potrebbe disporre di un’ampia fruizione al conoscere ed al sapere, sta diventando il mezzo di distruzione della società moderna?
Utilizzarla come forma d’informazione, per sensibilizzare i giovani sulla gravità del problema, potrebbe essere la soluzione. Coinvolgendo scuola, istituzioni e le famiglie, cardine dell’educazione.
Francesca Vettori