INFEZIONI POLMONARI NEGLI ANZIANI: È ALLARME MULTIRESISTENZA
Le infezioni polmonari nel soggetto anziano si suddividono in due grandi famiglie: quelle bronchiali, che coinvolgono i bronchi, e le polmoniti, riguardanti il tessuto polmonare. Sono entrambe molto frequenti, e colpiscono anche soggetti che non erano mai stati affetti da patologie respiratorie. Se da un lato i soggetti che hanno sofferto di malattie quali bronchite cronica, asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva sono più predisposti, dall’altro a rischio sono anche pazienti che hanno sempre goduto di una buona salute.
Eppure bronchiti e polmoniti compaiono tra le principali cause di ricovero negli anziani fragili. E queste determinano ulteriori conseguenze, in primis l’insufficienza respiratoria, che consiste in un abbassamento della quantità di ossigeno nel sangue arterioso, patologia che richiede l’uso dell’ossigenoterapia o della respirazione meccanica. Ma possono provocare anche gli scompensi cardiaci e, a volte, la morte.
Se ne è parlato durante il 14° Congresso di Cardiogeriatria, che si chiude oggi presso l’Ergife Palace Hotel, a Roma. L’appuntamento, organizzato da SIGOT, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, e presieduto da Francesco Vetta e Lorenzo Palleschi, è rivolto a specialisti e professionisti che condividono l’interesse per la prevenzione, la cura, il trattamento della persona anziana con patologie cardiovascolari al fine di garantire un invecchiamento sempre più attivo ed in salute. Si affronteranno, in particolare, tematiche quali l’insufficienza cardiaca, le comorbidità, l’approccio chirurgico e non a patologie valvolari dell’anziano, nonché l’impiego di device per la re-sincronizzazione cardiaca e per la prevenzione della morte improvvisa, cercando di dare luce a tutte le esperienze sul campo.
Ridurre il rischio di incorrere in bronchiti e polmoniti è possibile, grazie all’uso di due vaccini. Quelli consigliati, particolarmente indicati nei pazienti anziani che presentano comorbidità e quindi maggiormente esposti a queste infezioni polmonari, sono quelli di tipo anti-influenzale, che agisce sul virus, e quello antipneumococcico, che combatte il batterio pneumococco, che induce spesso polmoniti contratte in comunità, quindi fuori dalle strutture ospedaliere.
“Seppur sembri meno importante, il vaccino influenzale non va assolutamente trascurato – dichiara Filippo Fimognari, Direttore della UOC di Geriatria, Azienda Ospedaliera di Cosenza, e Presidente SIGOT – perché l’influenza può innescare complicanze e debolezze che possono provocare conseguenze ben più gravi del semplice stato febbrile. Ovviamente tali vaccini non garantiscono una copertura totale, perché esistono tante altre possibilità di contrarre tali malattie. Soprattutto a causa dei germi multiresistenti, che determinano infezioni più o meno gravi che attaccano vari organi, e che resistono a molti degli antibiotici comunemente usati.
Quello della multiresistenza – prosegue Fimognari – è un problema gravissimo, ed è causato da un abuso di antibiotici, sia per colpa dei pazienti che dei medici. I germi, quindi, sono stati protagonisti di una “selezione naturale” per cui, quelli rimasti, sono quelli che sono riusciti ad adeguarsi alle varie situazioni. Sono necessarie, in questi casi, politiche ad hoc per contrastare tale fenomeno, che diventa sempre più urgente. A condizionare la salute esterna, ovviamente, ci sono anche altri fattori, dal riscaldamento degli ambienti alla pulizia e salubrità degli stessi. Però a pesare maggiormente è il quadro clinico del paziente”.