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IMMIGRAZIONE E DISOCCUPAZIONE FRA PROBLEMI PIÙ ACUTI DI ROMA

Tensioni tra le forze dell'ordine e gli immigrati accampati da giorni in piazza Indipendenza, al centro di Roma, dopo lo sgombero del vicino edificio di via Curtatone occupato da quattro anni da circa 400 richiedenti asilo etiopi ed eritrei, Roma, 24 agosto 2017. ANSA/ANGELO CARCONI
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“Il rapporto tra immigrati e autoctoni continuerà a essere dominato dalla narrazione negativa dei media e della politica. L’integrazione più difficile riguarderà le seconde e terze generazioni”. È quanto emerso dalla ricerca su “Roma 2030. Scenari di sviluppo nel prossimo decennio”, iniziata nel dicembre 2017 e terminata nel maggio 2018, realizzata dallo studio De Masi per conto della Camera di Commercio di Roma e presentata oggi presso Sala del Tempio di Adriano.
“Saranno attori dell’accoglienza – ha spiegato il professore De Masi – gran parte degli insegnanti delle scuole romane; il volontariato, soprattutto cattolico; le badanti. I flussi dei giovani in uscita riguarderanno la parte élitaria e più istruita, alla ricerca di territori che offrono un lavoro più dignitoso e meglio retribuito; più adatti agli studi e alla ricerca; più idonei e propensi a sviluppare le start up; più proiettati come mega city nell’economia globale”.
Dalla ricerca emergono anche problemi sociali: tra i più acuti ci saranno l’immigrazione; la disoccupazione giovanile; l’emigrazione intellettuale dei giovani; l’impoverimento; la sanità pubblica; la presenza di popolazione Rom, Sinti, Camminanti; il buono-casa osteggiato dai residenti stanziali e dai proprietari; il rapporto dei cittadini con le istituzioni; le cattive condizioni dei trasporti e dello smaltimento dei rifiuti e il degrado delle periferie. La ricerca analizza anche il ruolo futuro della Chiesa Cattolica e del Vaticano nella vita della città. E “l’Italia – si legge nello studio – diventerà sempre meno centrale per la Chiesa. Le relazioni della Chiesa con Roma saranno progressivamente meno strette. La Chiesa resterà per l’Italia, oltre che un’istituzione religiosa, un fattore: di attrazione turistica, di gestione alberghiera, di gestione sanitaria, di gestione scolastica”.
E ancora “mentre Roma si situerà sempre più alla periferia della rete mondiale di scambi e vedrà ridimensionato il suo ruolo politico, il Vaticano costituirà il principale veicolo con cui la città potrà agganciare il resto del mondo.Si diffonderanno altri credi religiosi che si affiancheranno alla millenaria tradizione Cristiana Cattolica della nostra città. Le altre religioni non avranno leader carismatici. Cambiamenti riguarderanno anche i consumi e la qualità della vita. Gli attuali stili di vita. Si modificheranno sensibilmente anche in seguito all’aumento delle fasi non lavorative. Queste saranno basate sulla convivialità; sulla moderazione nei consumi tradizionali; sulla temperanza circa l’utilizzo dei beni tecnologici; sul maggiore orientamento verso i servizi di supporto al benessere psico-fisico. Fabbriche (non inquinanti), produzioni agricole, sistema residenziale, commerciale e ambiti amministrativi si fonderanno con attività di tipo culturale e per il tempo libero (parchi, verde attrezzato per lo sport, wellness), rafforzando l’idea di centralità polifunzionale in tutti i contesti urbani.
La ricerca prosegue poi col “Capitolo Valori, bisogni, emozioni: si andrà sempre più affermando la rudezza nei rapporti umani. Roma passerà da una città di impiegati e burocrati, di pensionati e di raccomandati, dal reddito basso ma sicuro, a una condizione di maggiore incertezza. I bisogni della popolazione riguardano anzitutto: l’accesso alla casa a prezzi affrontabili, l’adeguamento dell’edilizia scolastica, la pronta reperibilità delle strutture sanitarie”. Nella “Roma 2030” vengono inoltre elencati i punti di debolezza e di forza della città. I primi sono: “marginalità crescente rispetto alla rete mondiale, lentezza nel cogliere le prospettive, assenza di una visione e di un progetto, cittadini incapaci di scegliere la classe politica, rassegnazione delle élite. E ancora, incapacità di sviluppare uno schema propulsivo in cui le istituzioni pubbliche decidono in modo partecipato le strategie e gli investimenti infrastrutturali, lasciando al settore imprenditoriale l’opportunità di operare gli interventi con logica privatistica e relativi rischi. Tra i punti di debolezza anche la mancata creazione della città-regione, scarse infrastrutture e servizi pubblici inadeguati, scarso decoro urbano. Gestione disorganizzata delle società municipalizzate, carenze nella formazione pubblica, nell’assistenza socio-sanitaria, nei servizi sociali, nella sicurezza, nelle abitazioni a basso costo, stasi demografica ed economica e peggioramento della qualità della vita per il ceto medio e basso”. Mentre i punti di forza: “bellezza, integrazione, inclusione, tolleranza, cultura, posizionamento geografico con una storia millenaria conosciuta in tutto il mondo. Roma continuerà a rappresentare, nell’immaginario globale, la Capitale della più importante religione monoteista e il luogo nel quale si sono formate alcune delle culture più importanti degli ultimi millenni. Per non parlare della Compresenza di ambasciate, consolati, direzioni aziendali, centri culturali di tutti i paesi del mondo”.

(Fotografia da Huffingtonpost).

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