Religioni

IL VATICANO VUOLE CENSIRE I BENI CULTURALI NEI CONVENTI

Libri antichi, quadri di pregio ma anche edifici storici da valorizzare. Il patrimonio dei beni culturali della Chiesa, soprattutto quelli custoditi nei conventi, non ha un “catalogo” scientifico.

Ogni congregazione, ciascuna con la sua sensibilità, custodisce come può i “tesori” dei quali è proprietaria. Ora il Vaticano, con una iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura e la Congregazione degli istituti di vita consacrata, punta ad avere una più puntuale conoscenza dei propri “giacimenti” culturali, anche per una loro valorizzazione e utilizzo in chiave pastorale.

In quest’ottica si sta organizzando per il prossimo anno (30 settembre-1 ottobre) un convegno internazionale a Roma. Per questo è partita in questi giorni una “call for paper” rivolta a ricercatori ed esperti per avere contributi di tipo accademico che aiutino in questa opera di “conoscenza sistematica e scientifica dei depositi culturali delle comunità di vita consacrata, mediante un lavoro di catalogazione poderoso ma necessario”, sottolineano gli organizzatori.

L’obiettivo è innanzitutto avere contezza del patrimonio disseminato che si trova nei monasteri ma anche di salvare le opere da dispersione e furti. Nell’economia della vita di un convento, tra preghiera e opere legate al carisma, non sempre c’è una attenzione alla custodia delle opere culturali che si hanno in casa.

“Così i beni culturali potrebbero diventare – auspicano i promotori dell’iniziativa – un nuovo strumento per una pastorale innovativa, attraente e attrattiva, grazie ad oggetti che offrono narrazioni ed enunciano l’identità della Chiesa e del carisma particolare di ciascun ordine e istituto”. Si tratta di beni immobiliari e mobiliari, beni artistici e testimoniali, archivi e biblioteche.

La pluralità di soggetti che detengono le opere ha finora impedito un censimento unitario. C’è poi la questione dei “sempre più frequenti casi di dismissione di case religiose”. Anche in questo caso l’obiettivo è dare indicazioni perché un convento non sia trasformato in una qualsiasi altra cosa. Si punta cioè ad individuare “esperienze, ricerche e progetti di riuso” che guardino al bene del territorio nel quale sono collocati. Il Vaticano ha già messo in piedi una vera e propria task-force che vede la collaborazione dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale Italiana, del Dipartimento dei Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana, di Uisg (Unione Internazionale delle Superiori Generali), Usg (Unione Superiori Generali), Sam (Segretariato Assistenza Monache, Dipartimento di Architettura) dell’Università di Bologna.

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