Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA LUNEDI’ 16 FEBBRAIO 2015

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Messaggero

LA BARBERIA DEL PAPA APRE AI CLOCHARD

Laura Larcan

Ci sono “angeli” che usano pettine, forbici, shampoo e phon. Magari non fanno miracoli da santità, perché tagliano semplicemente capelli e barba. Ma un posticino speciale nel cuore di papa Francesco almeno se lo sono conquistato. Perché, in fondo, a loro – volontari – basta poco. Solo la consapevolezza di far parte di una grande impresa benefica. «Il completamento del servizio della doccia per i barboni con il taglio di barba e capelli era davvero il grande sogno di sua Santità. Riuscirci, per noi, era un traguardo fondamentale», dichiara Arianna Corsi, l’“angelo” parrucchiere per i clochard di Roma che oggi entrerà in servizio nella “barberia del Papa”, all’ombra del colossale colonnato di San Pietro, proprio presso le strutture delle docce per i senza tetto inaugurate una decina di giorni fa.

Comincerà a lavorare nella saletta da coiffeur super-accessoriata (con poltrona professionale e specchi) alle ore 9, e andrà avanti, alternandosi con il compagno, anche lui hair stylist, Daniele Mancuso, per almeno quattro ore. Arianna e Daniele sono solo i primi due della squadra di decine di parrucchieri volontari messi in campo dall’Unitalsi, che si alterneranno tutti i lunedì, quando solitamente i loro negozi sono chiusi. Professionista da quindici anni (figlia d’arte, le piace dire, sulle orme della mamma), con un salone nel quartiere Boccea e un altro a Fiumicino, Arianna è entrata nell’esercito dei volontari dell’Unitalsi nel 2000. Solo un mesetto fa le hanno parlato del progetto. L’idea di tagliare i capelli ai clochard non le è sembrata per nulla bizzarra, ma una svolta, visto che ad oggi «queste persone riescono a fare una doccia al mese, presso bagni pubblici alla stazione Termini, ma al costo di 9 euro, e della durata di mezz’ora», racconta Arianna. «Ho subito accettato». È seguito l’incontro con l’elemosiniere apostolico monsignor Konrad Krajewski, che gestisce l’iniziativa (insieme alle docce) per conto di papa Bergoglio. Attraverso l’Unitalsi è partita la catena della solidarietà. […]

 Tempo

MARINO SFRATTA I MOROSI. E GLI OKKUPANTI?

Il sindaco vuole tempi rapidi solo per gli inquilini degli immobili che vuole vendere

M. Col.

Il piano dismissioni rivisitato dal sindaco Ignazio Marino con le minacce di sfratto ai morosi che entro un mese dovranno saldare tutti gli affitti arretrati. E una lista di chi ha truffato il Campidoglio per mandarla in Procura.

Ma chi pensa a fare lo stesso pugno duro nei confronti degli okkupanti? Eppure non ci dovrebbero essere cinquanta sfumature di grigio per la stessa illegalità. Perché applicare due pesi e due misure davanti a un patrimonio di cento e più palazzi assaltati e ancora sotto scacco? Ex complessi scolastici, caserme, ospedali e mercati da un capo all’altro della città, dal centro alla periferia. Gioielli nel cuore della città come il palazzetto in viale Castrense, a due passi dalla basilica di San Giovanni, storica sede per arruolare i nuovi disperati da ingaggiare per nuovi assalti e dove alloggiano anche i professionisti con laurea dei movimenti per la casa. Anche a viale del Policlinico è presente una delle occupazioni più in vista di Roma. E a viale delle Provincie. Mentre a Santa Croce in Gerusalemme, all’Esquilino, non manca mai “lavoro” agli sportelli dove si compilano le liste d’attesa. Un esercito di disperati che cresce con la crisi economica coinvolgendo anche persone che prima avevano un lavoro. O nuovi poveri per colpa di una separazione o di una malattia, che si sono ritrovati senza un tetto sulla testa e mai si sarebbero sognati di partecipare all’assalto di un palazzo per riaverne uno.

Ma le file dei gregari, comandati a bacchetta dai kapò, che continuano a fare il comodo loro anche se indagati, cresce pure con i profughi di cui si perdono le tracce in città. Come alcuni dei tredici immigrati fermati e poi rilasciati di cui non si sa più nulla, che hanno scagliato le sedie in faccia ai poliziotti del commissariato Casilino, che erano andati a consegnargli il foglio di via nel centro immigrati Namasté in via Giorgio Grappelli gestito da una delle cooperative collegate alla 29 giugno di Buzzi in zona Nuova Ponte di Nona. E che continua a essere gestito da uno dei leader delle occupazioni […]

Repubblica

IL MIRACOLO IN TRENO DELLA NONNA PAGLIACCIO

Dario Cresto-Dina

Prima di giungere in stazione va in toilette per cambiarsi “Farò una sorpresa alle mie nipoti”

Sul treno da Napoli a Roma le due ragazze, una bionda e l’altra bruna, si confrontano sui rispettivi fidanzati calandoli nella trama (?) del film “Cinquanta sfumature di grigio”. Ridono, consultano voracemente Facebook e Twitter. Nella poltrona di fronte la signora Mirella, 72 anni, arrossisce d’imbarazzo dietro gli occhiali e dentro un elegante cappotto bianco. Squilla finalmente il suo cellulare e trova la scusa per fingere di distrarsi: «Quando arrivo? Abbiamo venti minuti di ritardo tesoro. Sì, a Termini. Porti anche Ambra e Aurora, vero? Ti do il numero del Frecciarossa, così non sbagli binario. Guarda, però, che non mi riconoscerai. Cosa vuol dire?

Non ti preoccupare adesso, ciao». Un quarto d’ora dopo s’infila nella toilette con la luce verde.

Quando esce il cappotto bianco è scomparso e al posto di Mirella c’è un clown incipriato attorno al naso a palloncino, una casacca gialla, i calzoni azzurri a sbuffo, le pantofole arabe è un’enorme parrucca viola riccioluta. Del passato sono rimasti solo gli occhiali. Quando il treno rallenta in stazione e i passeggeri si mettono in fila per scendere un uomo le chiede se lavora in un ospedale pediatrico: «Sa?, una di quelle che fa ridere i bambini malati». No, risponde lei, voglio fare una sorpresa a mia figlia è alle mie nipotine. Ambra ha 4 anni, Aurora due. Non le vedo da quasi un anno. Mi crede se le dico che è il mio primo Carnevale?».

Quando scende sulla banchina qualcuno l’applaude.

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