HIV, ISS: LAZIO TRA REGIONI PIÙ COLPITE
Nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere Hiv positive, un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi di sieropositività ogni 100 mila residenti. E’ quanto emerge dalla fotografia scattata dal Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto Superiore di Sanità, riferisce una nota, che pubblica annualmente un fascicolo del Notiziario dell’Iss dedicato all’aggiornamento dei due flussi di sorveglianza: quello delle nuove diagnosi di Hiv e quello dei casi di Aids.
L’incidenza, ossia le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2014 – aggiunge – non mostra particolari variazioni rispetto ai tre anni precedenti e colloca il nostro Paese al 12° posto nell’Unione Europea.
Le regioni che hanno mostrato un’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il virus colpisce prevalentemente gli uomini. Questi rappresentano ben il 79,6% dei casi nel 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne. L’età media per i primi è di 39 anni, per le donne di 36 anni. Quanto alla fascia di età maggiormente colpita, è risultata essere quella delle persone di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).
La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo, che costituiscono l’84,1% di tutte le segnalazioni (maschi che fanno sesso con maschi: 40,9%; eterosessuali maschi: 26,3%; eterosessuali femmine 16,9%). Il 27,1% delle persone diagnosticate come Hiv positive è di nazionalità straniera. Più in dettaglio, nel 2014, l’incidenza è stata di 4,7 nuovi casi ogni 100.000 tra italiani residenti e di 19,2 nuovi casi ogni 100.000 tra stranieri residenti.
Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate nella regione Lazio, in Campania, in Sicilia e in Molise. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi è costituita da eterosessuali femmine (36%), seguita dal 27% di eterosessuali maschi, mentre tra gli italiani la proporzione maggiore è quella dei maschi che fanno sesso con maschi (49%), seguita dal 26% di eterosessuali maschi.
Sempre nel 2014, il 53,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv è stato diagnosticato con un numero di linfociti Cd4 inferiore a 350cell/μL. Rispetto al 2013 comunque, questa percentuale sembra essere in diminuzione (nel 2013 questa proporzione era infatti del 57,6%). In Umbria e nella Provincia Autonoma di Trento l’esecuzione del test di avidità anticorpale, che permette con una buona approssimazione di identificare le infezioni recenti, ha evidenziato che, nell’anno preso in considerazione, il 17,5% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv ha verosimilmente acquisito l’infezione nei 6 mesi precedenti la prima diagnosi di Hiv positività.
Infine, il 26,4% delle persone ha eseguito il test Hiv per la presenza di sintomi Hiv-correlati, il 21,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 10% nel corso di accertamenti per un’altra patologia. omniroma