GLI INNI DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’
Le Giornate Mondiali della Gioventù sono eventi ecclesiali che consentono ai partecipanti un’esperienza viva e concreta di Chiesa universale, in unione con il Papa. Come fatto umano, possono tuttavia essere viste anche dal punto di vista musicale, tenendo presente che senza musica non si può fare aggregazione giovanile.
In particolare, è bene ricordare che ogni Giornata Mondiale della Gioventù presenta un suo inno. Su questo tema, è importante fare una premessa: l’inno della Giornata Mondiale della Gioventù non è una canzone tra le tante e nemmeno un modo per far cantare tutti insieme i giovani durante il raduno. Sarebbe, francamente, un po’ troppo riduttivo.
L’inno è uno strumento sui generis, un processo di comunicazione completo e non assimilabile ad altri, efficace per rendere viva la Giornata Mondiale della Gioventù prima, durante, ma soprattutto dopo la sua conclusione.
L’inno, pertanto, partecipa integralmente alla missione della Giornata Mondiale della Gioventù, non ne è soltanto un corollario o, come si usa dire, la colonna sonora: la sua peculiarità ontologica è quella della trasmissione mnemonica e orale dei contenuti, in linea con la tradizione catechetica che su questo tipo di trasmissione si è basata per secoli.
L’inno, inoltre, è un riassunto, in poco più di tre minuti, dei contenuti della Giornata e, come si usa dire, permette di portarli a casa per poter essere ri-narrati agli amici dentro e fuori le comunità cristiane.
Per svolgere efficacemente questo suo meraviglioso compito, l’inno della Giornata Mondiale della Gioventù, come e forse più di qualunque inno di un evento, dovrebbe rispettare il più possibile alcuni criteri. Anzitutto, il testo non dovrebbe essere quello di una conferenza, una relazione o anche una catechesi, ma dovrebbe usare un linguaggio narrativo ed evocativo, procedente più per immagini che per concetti, per frasi brevi e chiuse tipo slogan, che per principi, induzioni e deduzioni. Non è possibile, per esempio, tradurre letteralmente gli inni da altre lingue, ma occorre rispettarne senso e finalità, declinando le parole nella sensibilità della cultura di destinazione, anche, se del caso, cambiando le immagini, affinché siano più comprensibili ed efficaci. Per quanto riguarda la musica, in epoca di globalizzazione, ogni genere è buono per narrare, secondo le indicazioni appena fornite, i contenuti della Giornata Mondiale della Gioventù. Anche per la musica, occorre rispettare almeno due parametri: novità e bellezza. Se un inno è uguale a quanto i giovani hanno già sentito molte volte nelle loro comunità cristiane, perde efficacia, così come un inno che non rispettasse minimamente i criteri di costruzione di una canzone, alternanza creativa di strofe, lanci, ponti e ritornelli.
Solo così l’inno potrà essere cantato e ricordato, condizione essenziale affinché possa diventare uno strumento concreto al servizio dei percorsi di formazione cristiana.
Marco Brusati
Direttore di Hope – Formazione, spettacoli ed eventi al servizio della Chiesa, responsabile di grandi eventi ecclesiali, docente all’Università di Firenze nel master “Pubblicità istituzionale” ed co-autore di Emmanuel, l’inno della GMG di Roma 2000.