GAMM, IL NUOVO MONDO DEL VIDEOGIOCO A ROMA
700 mq, su due livelli, all’interno di un palazzo ottocentesco in via delle Terme di Diocleziano. Questa è la location di GAMM Game Museum, il museo di videogiochi più grande d’Italia. Inaugurata ieri mattina a pochi passi da Piazza della Repubblica, la nuovissima esperienza immersiva diventerà ben presto un innovativa e moderna attrattiva della Capitale.
La particolarità? Un unica regia che coordina oltre 120 schermi tra monitor, postazioni di gioco, totem interattivi e ledwall immersi di un percorso interattivo di oltre 60 metri di americane. L’armonia con l’edificio romano che lo ospita è magistrale. Patrimonio architettonico e innovazione tecnologica si fondono per raccontare il mondo del videogioco e della sua storia.
A tagliare il nastro Raoul Carbone, Marco Accordi Rickards Luisa Bixio, Co-fondatori di Kabuto assieme ad Antonello Aurigemma, presidente del Consiglio della Regione Lazio e Mario Luciano Crea, presidente della Commissione Cultura Regione Lazio. Il progetto nasce dal successo di Vigamus il museo del Videogioco di Roma nato nel 2012 che per anni ha attirato visitatori da tutto il mondo. Gestito da Kabuto, start-up di un team con oltre 25 anni di esperienza nel settore, GAMM riesce a restituire e promuovere l’essenza di forma culturale d’arte e di espressione del videogioco.
“Un museo che non si limita a esporre console e videogiochi, ma che offre un’esperienza immersiva attraverso la storia, la tecnologia e il gameplay delle opere interattive”, lo ha descritto Marco Accordi Rickards, Direttore del Museo.
Lo spazio infatti mette a disposizione dei visitatori tre aree tematiche interconnesse: GAMMDOME, PARC Path of Arcadia e HIP Historical Playground. Ciascuna di esse ricostruisce una particolare epoca del medium: dalle origini, alla golden age dei giochi coin-op fino alla valorizzazione del gameplay e del game design.
Luisa Bixio, cofondatrice di Kabuto dichiara: “Un’occasione unica per scoprire come questa forma d’arte abbia influenzato la nostra cultura e la nostra società”.
Ed è proprio questo il concetto che il museo cerca di restituire: non è solo un gioco, come tutto d’altronde.
Allegra Flamini