DIMISSIONI MARINO: CATTOLICI IN PRIMA LINEA SENZA TROPPI OSSEQUI AL MONDO POLITICO ROMANO
Un vero caos. Questo il clima che si respira a Roma e non solo nei palazzi istituzionali e nelle sedi di partito. I cittadini, ma anche la così detta società civile sono ormai sul limite dell’esasperazione. Tra appelli, lettere e proclami – bipartisan compreso il Vicariato – per una rinascita morale, civile e soprattutto politica della nostra città non si è ancora capito come rimettere in moto la Capitale.
Soprattutto il mondo cattolico si è ritrovato a dovere dare una risposta e in fretta ad un degrado morale e civile che a volte ha lambito anche alcune aree soprattutto nel sociale di ispirazione cristiana.
Il fatto che più mi lascia dubbi è che in passato numerosi esponenti del così detto mondo cattolico hanno cercato di portare il proprio contributo nell’ambito della politica romana e regionale. Basti pensare a Amedeo Piva, assessore alle Politiche Sociali con Rutelli, Gianluigi De Palo, assessore alla Scuola con la Giunta Alemanno, Rita Cutini, assessore alle Politiche Sociali con la Giunta Marino fino a Cristian Carrara, attualmente presidente della commissione alla Cultura alla Pisana. Tutti con un passato cattolico e con un impegno in prima persona nel mondo dell’associazionismo.
Non sta a me dare giudizi sul loro operato, ma sono sicuro che il metodo utilizzato per farli impegnare nel mondo istituzionale romano è sicuramente sbagliato. Non c’è stato il confronto con tutto il mondo legato all’associazionismo di area cattolica per individuare una persona che sia veramente rappresentativa di tutti, ma l’applicazione pedissequa di quello che chiamo il metodo romano: calare dall’alto decisioni prese negli uffici politici. Questo approccio deve cambiare, come deve cambiare nel mondo cattolico la consapevolezza della propria forza e della propria credibilità che non ha colori politici. Avere un cattolico nella Giunta o nella squadra di Governo è stata fin’ora solo un’operazione d’immagine senza veri contenuti. Alla prova dei fatti quando si è dovuto decidere sui programmi di governo hanno prevalso altre logiche e certamente non quelle d’ispirazione cristiana.
Occorrono oggi meno passerelle con i sindaci o i presidenti di regione di turno e il ritorno a quel ruolo di coscienza critica della città. Tutto questo in uno spirito di libertà che deriva dal lavoro svolto da migliaia di volontari (compresi i parroci) nelle nostre strade accanto a chi è più fragile e in difficoltà. Un lavoro reale senza contributi comunali o regionali vicini ai reali problemi dei cittadini.
Nella nostra città il mondo cattolico ha preferito guardare da un’altra parte. Ora è arrivato il momento di affrontare il problema per trovare una soluzione ad una situazione di grave stallo politico e sociale.
Già in queste ore – con il sindaco che ancora non ha ufficialmente presentato le sue dimissioni – in tanti salotti romani e uffici politici già si pensa su come coinvolgere questa o quella parte del mondo cattolico. Prima delle persone deve essere adottato uno stile e dei valori che devono essere parte integrate di un programma politico serio per la nostra città. Se si partirà prima dalle persone con logiche spartitorie e amicali il mondo cattolico a Roma avrà perso di nuovo una grande occasione.
Muzio Scevola