Religioni

DAL CAMPIDOGLIO L’APPELLO ALLA PACE DEI LEADER RELIGIOSI

Il più grande fallimento e tradimento per tutti i leader politici che governano le nazioni è la guerra, e sugli sforzi per cancellarla dalla faccia della Terra devono essere giudicati dai loro popoli e saranno giudicati da Dio.

Sono parole forti, quelle lette sul colle romano del Campidoglio che compongono l’Appello di Pace, sottoscritto dai leader religiosi di tutte le fedi, Papa Francesco in testa e poi cristiani ortodossi e protestanti, ebrei, musulmani, buddisti, induisti, al termine della “Preghiera per la Pace” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio secondo lo “spirito di Assisi”, con l’egida del Vaticano, che ha visto l’intervento anche del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

“Spiritualmente uniti ai credenti di tutto il mondo e alle donne e agli uomini di buona volontà, abbiamo pregato gli uni accanto agli altri per implorare su questa nostra Terra il dono della pace – sono le prime parole dell’Appello – Abbiamo ricordato le ferite dell’umanità, abbiamo nel cuore la preghiera silenziosa di tanti sofferenti, troppo spesso senza nome e senza voce. Per questo ci impegniamo a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace”.

Oggi, si sottolinea nell’Appello di Pace del Papa e dei leader religiosi, “in questo tempo di disorientamento, percossi dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, che minaccia la pace aumentando le diseguaglianze e le paure, diciamo con forza: nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno! Le guerre e la pace, le pandemie e la cura della salute, la fame e l’accesso al cibo, il riscaldamento globale e la sostenibilità dello sviluppo, gli spostamenti di popolazioni, l’eliminazione del rischio nucleare e la riduzione delle disuguaglianze non riguardano solo le singole Nazioni. Lo capiamo meglio oggi, in un mondo pieno di connessioni, ma che spesso smarrisce il senso della fraternità”.

Per i sottoscrittori dell’Appello, “è tempo di sognare di nuovo con audacia che la pace è possibile, che la pace è necessaria, che un mondo senza guerre non è un’utopia. Per questo vogliamo dire ancora una volta: ’Mai più la guerra!’. Purtroppo, la guerra è tornata a sembrare a molti una via possibile per la soluzione delle controversie internazionali. Non è così. Prima che sia troppo tardi, vogliamo ricordare a tutti che la guerra lascia sempre il mondo peggiore di come l’ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità”, si sottolinea.

L’Appello di Pace si rivolge direttamente “ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia; non s’intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime. Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti. Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace; uniamo le forze per la vita, la salute, l’educazione, la pace”. Per Papa Francesco e gli altri sottoscrittori dell’Appello firmato in Campidoglio, “è arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte; per scegliere la vita, curare l’umanità e la nostra casa comune. Non perdiamo tempo!”, è l’esortazione, accompagnata da un ’suggerimento’.

“Cominciamo da obiettivi raggiungibili: uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del coronavirus ,finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue. A tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, diciamo: facciamoci con creatività artigiani della pace, costruiamo amicizia sociale, facciamo nostra la cultura del dialogo”. L’Appello di Pace firmato dal Papa e dagli altri leader religiosi si conclude con un incoraggiamento: “Il dialogo leale, perseverante e coraggioso è l’antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza. Il dialogo scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana. Nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili”, è il monito finale.

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