Ambiente

DAGLI AGRONOMI DI ROMA L’APPELLO AI CANDIDATI, “PRIORITÀ USI CIVICI, VERDE URBANO, SVILUPPO RURALE E FORESTALE”

L’ordine dei dottori Agronomi e Forestali della provincia di Roma lancia un appello a tutti i candidati alla Regione Lazio per evidenziare come la  politica regionale debba necessariamente partire da una reale tutela e sviluppo del territorio puntando anche dell’alleggerimento della burocrazia e dell’accesso ai servizi. 

Lo sviluppo rurale, quello forestale, la priorità da assegnare agli usi civici e il verde urbano sono i punti salienti delle richieste di ODAF ai candidati. E’ un vero e proprio vademecum quello che gli agronomi di Roma propongono ai candidati alla regione. Alcuni punti salienti su cui costruire una politica regionale in tale settore attente ed efficace.

Sul VERDE URBANO è urgente un intervento risolutivo della problematica della Toumeyellaparvicornis del Pinus pinea. Nella regione esiste una Legge che è però poco specificare lacunosa in taluni ambiti strettamente tecnici e di fondamentale importanza per la lotta, la prevenzione e salvaguardia di tale specie di elevato pregio paesistico.

Risulta anche fondamentale L’INCLUSIONE DELLA CATEGORIA NELLA STESURA DEI BANDI per limitare tutte quelle situazioni d’imbarazzo dovute alla mancata previsione di un tecnico dottore Agronomo/Forestale accreditato e competente nello svolgimento di azioni e pratiche atte alla pianificazione, progettazione, direzione lavori, collaudo, alla salvaguardia, al rinnovamento e alla gestione in generale del verde urbano di fondamentale importanza nelle città del nostro tempo, in prospettiva di una crescente forestazione urbana responsabile.

Lo SVILUPPO RURALE sia uno dei volani dell’economia del Lazio. È necessario concentrare maggiormente gli sforzi nel rispondere alle esigenze del settore così come emerse e riportate nel CSR Lazio dell’analisi delle esigenze regionali, ovvero cercare di concentrare maggiormente le spese per le aziende agricole attive in comparti produttivi importanti per l’intero sistema agricolo, come i fruttiferi, le colture permanenti, la vite ei bovini da latte, quindi un maggiore impegno a sostegno anche dell’OLIVICOLTURA, come ad esempio prevedere che il sostegno per l’adozione della produzione integrata sia destinato anche all’olivicoltura, tanto più che l’adozione di tale pratica rientra in diversi disciplinari di produzioni di qualità.

Per la ZOOTECNIA prevedere sistemi che supportino maggiormente la zootecnia estensiva che caratterizza la nostra Regione. È necessario facilitare L’ACCESSO AL CREDITO da parte delle imprese agricole della regione Lazio senza differenze tra provincia e provincia.


Lo SVILUPPO E LA TUTELA FORESTALE è in una fase critica.  Nonostante la Legge 29 giugno 1939, n. 1497″Protezione delle bellezze naturali” sia in vigore da quasi un secolo, solo da qualche anno si parla di autorizzazione paesaggistica nell’ambito degli interventi selvicolturali, nonostante non venga espressamente definita dal D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42.

Nella fattispecie “per prassi consolidata ”per i boschi ricadenti nelle aree sottoposte a vincolo dichiarativo “ex lege” di cui all’art. 136 del D.lgs. 42/2004 viene prospettata ed in alcuni casi richiesta il procedimento paesaggistico, che appare inutile per diversi aspetti: Il primo motivo è che la permanenza delle foreste così come sono state ereditate dalle precedenti generazioni, in continuità di coltura, è garantita dal D.lgs. 34/2018, dalla L.R. 39/2002 e dal Regolamento Forestale; pertanto se la richiesta di autorizzazione paesaggistica fosse da farsi per mantenere la COMPONENTE BOSCO sarebbe quindi un passaggio burocratico non solo inutile, ma anche dispendioso per proprietà, imprese e Soprintendenze.

Secondo le SOPRINTENDENZE NON SONO DOTATE DI DOTTORI FORESTALI per istruire i procedimenti relativi a tagli boschivi in sede di richiesta di parere vincolante ed inoltre, la stragrande maggioranza delle volte, ricorrono all’istituto del silenzio assenso oppure forniscono risposte emanate da inesperti in materia che, evidentemente lontani dalle conoscenze sulle tecniche selvicolturali, non tengono conto delle conseguenze delle loro applicazioni in termini di sostenibilità forestale, ambientale ed economica.

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