Sociale

DA INTERSOS IL RAPPORTO SUI “DIMENTICATI” DURANTE L’EMERGENZA COVID 19

Attraverso le storie dei pazienti e i dati raccolti dal team mobile socio-sanitario impegnato nelle strade della capitale a partire da marzo, il rapporto “L’altra emergenza di Roma – Il Covid-19 tra i dimenticati della Capitale, dell’organizzazione umanitaria Intersos racconta il lockdown degli invisibili che neppure in un momento di emergenza sanitaria sono stati guardati negli occhi e denuncia gli effetti del blocco delle accoglienze sui più vulnerabili. A Roma sono circa 8.000 le persone che vivono in strada oltre il 15 per cento del totale nazionale, a cui bisogna aggiungere circa 11.000 persone che vivono in occupazioni abitative e gli stranieri rimasti esclusi dal sistema di accoglienza. Senza che vi fossero prescrizioni in tal senso a livello nazionale, con una nota del 9 marzo, il Comune di Roma ha sospeso le nuove accoglienze nel circuito ordinario (incluso il Siproimi, ex circuito Sprar) e in quello del “Piano freddo”. Come conseguenza, molti titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo, che in base alla normativa vigente hanno diritto all’accoglienza, e molte persone senza fissa dimora – molti dei quali cittadini italiani – sono rimasti privi di accoglienza. Il blocco sarebbe dovuto restare in vigore fino al 3 aprile, ma di fatto i nuovi inserimenti, con rare eccezioni, sono ancora formalmente sospesi. In questi mesi, anche soggetti estremamente vulnerabili, come donne che hanno appena partorito e famiglie con bambini piccoli, sono di fatto rimaste escluse dall’accoglienza, rileva il rapporto.

“Tra le persone che si trovano a vivere in strada ci sono sia stranieri che italiani in condizioni di forte esclusione sociale. Molti degli stranieri sono le cosiddette “vittime” del Trattato di Dublino, rimandate in Italia nonostante volessero raggiungere altri paesi europei; altri si sono invece trovati per strada a causa dei decreti sicurezza, che li hanno esclusi dal sistema di accoglienza, interrompendo un percorso di integrazione in molti casi già avviato. C’è poi un alto numero di minori e di neo maggiorenni, che hanno perso da un giorno all’altro il diritto alle forme di tutela previste per i minori. I nostri team hanno intercettato anche un numero importante di donne che hanno subito violenza di genere (Gbv). Si tratta quindi di persone con elevate vulnerabilità che avrebbero bisogno di particolare attenzione anche al di là dell’emergenza sanitaria”, continua la nota di Intersos .

Il report di Intersos chiede pertanto di ristabilire l’apertura delle accoglienze sospese dal Comune di Roma, nonché potenziarla con percorsi di inserimento sostenibili e di lungo termine; predisporre procedure comuni in merito alla gestione del rischio infettivo e formare adeguatamente gli operatori dei centri di accoglienza, affinché siano in grado di identificare eventuali sintomi e di isolare i casi sospetti; istituire centri di isolamento “prudenziale” ossia dedicati alla quarantena di persone candidate all’inserimento in centri di accoglienza; Istituire una cabina di regia socio-sanitaria istituzionale che interloquisca efficacemente con le numerose organizzazioni attive sul territorio. “Durante l’emergenza Covid-19 e attività dell’Ambulatorio popolare e del Centro Intersos24 sono state riconvertite nell’Unità mobile Intersos24, impegnata in attività di prevenzione e di individuazione precoce di casi Covid-19 tra la popolazione (migrante e non) che vive in condizione di esclusione sociale e/o di vulnerabilità della città metropolitana di Roma. Dall’inizio dell’intervento lo staff ha effettuato 965 visite mediche, tenuto attività di educazione sanitaria per 1.043 persone e individuato e segnalato ai servizi disponibili 27 persone con sintomi riconducibili al Covid-19. 

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