DA INSULINA “ARRUGGINITA” UN TEST DEL SANGUE CHE PREDICE DIABETE DI TIPO 1
Dall’insulina “arrugginita” presente nell’organismo un nuovo esame del sangue per scoprire chi svilupperà il diabete di tipo 1. Lo studio, con collaborazioni internazionali, è stato condotto da giovani ricercatori italiani ed è stato presentato al congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), con un travel grant della Società Italiana di Diabetologia (Sid).
Allo studio hanno preso parte ricercatori dell’Università Campus Biomedico di Roma, della Queen Mary University di Londra e dell’Università di Linköping (Svezia). Il lavoro è stato svolto in collaborazione con i laboratori del professor Paolo Pozzilli (Università Campus Bio-Medico), nell’ambito dell’indagine “All Babies in Southeast Sweden” (ABIS), che ha messo a disposizione i dati sull’incidenza del diabete tipo 1 relativi a 17 mila bambini svedesi seguiti dalla nascita per circa 20 anni.
I ricercatori hanno così scoperto che l’insulina “arrugginita” dai radicali liberi prodotti nel corso dell’infiammazione che porterà al diabete, già anni prima che la malattia si manifesti, viene riconosciuta come una sostanza estranea dal sistema immunitario che comincia così a distruggere le cellule pancreatiche produttrici di insulina. I ricercatori hanno quindi dimostrato che la misurazione di questi anticorpi che distruggono l’insulina “arrugginita” (oxPTM-INS-Ab) rappresenta un test del sangue molto accurato nel determinare se un paziente svilupperà un diabete di tipo 1. Tale misurazione potrebbe dunque essere utilizzata nella pratica clinica come nuovo biomarcatore che si va ad aggiungere a quelli attualmente utilizzati. Si è dunque dimostrato che l’utilizzo di tale esame in combinazione ad altri due biomarcatori standard permette di individuare la totalità (100%) dei bambini destinati a sviluppare il diabete tipo 1, rispetto all’84% ottenibile con i soli biomarcatori standard.
L’80% dei pazienti con diabete tipo 1 presenta infatti anticorpi circolanti contro insulina ossidata, già presenti anche vari anni prima dello sviluppo del diabete. Le ricadute pratiche di questo studio sono, dal punto di vista diagnostico, un nuovo esame del sangue pratico e accurato per la diagnosi e l’identificazione precoce dei soggetti che svilupperanno in futuro il diabete 1. Sul versante della terapia, invece, l’insulina ossidata potrebbe avere un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 1 e pertanto potrebbe rappresentare un target terapeutico per la prevenzione della malattia. Il “passo successivo – conclude Rocky Strollo, endocrinologo e ricercatore presso l’Università Campus Bio-Medico – è capire se l’insulina ossidata sia causa primaria della malattia e definire i fattori che determinano l’ossidazione dell’insulina, al fine di sviluppare una terapia preventiva”.