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CULTURA, CONFCOMMERCIO: TRIENNIO NERO PER IMPRESE, GIÙ RICAVI PER 54% PRIVATI

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Abbassamento dei ricavi, diminuzione dell’occupazione, scarsa fiducia nel futuro, pesanti pressioni fiscali e amministrative. Il 2012-2014 è stato un triennio nero per le imprese culturali della Capitale. È la fotografia scattata da Confcommercio Roma, Anec Lazio e Agis Lazio, che insieme hanno condotto un’indagine sulle imprese private che si occupano di intrattenimento nella Capitale.

Solo a Roma nel comparto spettacolo operano circa 2 mila imprese, più di 60 mila lavoratori con 17 milioni di spettatori, per un volume d’affari di circa 150 milioni di euro. Nonostante questi numeri, le imprese vivono un momento di grande difficoltà. Per la ricerca, il 54,1% ha registrato una diminuzione dei ricavi, e solo il 14,6% pensa che possano aumentare nel 2015. La maggior parte delle imprese culturali ritiene peggiorato l’andamento economico della propria azienda nell’ultimo triennio. Un dato che trova conferma in tutti i comparti, dai teatri al cinema, alla produzione, pubbliche relazioni. D’altro canto, il 14,9% prevede un’ulteriore ricaduta nel corso del 2015, specialmente per quanto riguarda i teatri. Dati preoccupanti riguardano anche l’occupazione: solo il 6% circa delle imprese ha registrato un incremento nell’ultimo triennio. L’occupazione è anzi diminuita in oltre il 26% di cinema e teatri, e, per la maggior parte degli operatori del comparto (circa 89%) non ci sarà un aumento durante quest’anno, anzi: per l’8,4% diminuirà.

Negli ultimi anni è peggiorata anche la situazione dei costi, almeno per il 26,5% delle imprese. Anche qui il dato peggiore riguarda i teatri (19%). Nessuno (85,3%) prevede una diminuzione per il 2015. Per il 36,6% delle imprese oggetto di ricerca, poi, risulta peggiorata anche la situazione dei tempi di pagamento, specialmente da parte della Pubblica amministrazione. Tutta questa situazione incide sulla capacità delle imprese di far fronte al proprio bisogno finanziario: per quasi il 40% la liquidità è diminuita, specialmente per i teatri.

Sul comparto pesa la fiscalità locale, specialmente Tasi (specialmente per il cinema) e Tari (più per i teatri), viste come un ostacolo alla crescita. E poi il peso degli adempimenti amministrativi: 7 imprese su 10 si dicono penalizzate dai nuovi sistemi per il calcolo delle metrature delle norme sulla sicurezza; il 63,6% dei cinema e il 52,8% dei teatri si sentono danneggiate dagli adempimenti legati a diritti d’autore e Siae; mentre per il 72,7% sono accettabili i costi degli adempimenti amministrativi.

“Ieri sono usciti i dati del comparto pubblico. Per troppo tempo questa città si è cullata su avere giacimenti culturali, troppo poco sull’estrazione. Noi non siamo un museo a cielo aperto, ma un palcoscenico su cui o mettiamo qualcosa che si muove o la città muore”, ha dichiarato Rosario Cerra, presidente Confcommercio Roma. “La città ha bisogno di un cambio culturale vero, ed quello che noi auspichiamo – ha aggiunto – Prima di tutto bisogna vedere la piattaforma economica della cultura fatta sia dal mondo pubblico ma anche da quello privato, così come in tutte le capitali europee”. omniroma

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