CHIESA, PAPA FRANCESCO: “L’ISTINTIVO ORRORE DEL MORIRE SVELA LA NECESSITA’ DI SPERARE IN DIO”
“L’istintivo orrore del morire svela la necessita’ di sperare nel Dio della vita“. Lo ha sottolineato Papa Francesco nella catechesi all’Udienza Generale di oggi, commentando l’episodio biblico di Giona che viene svegliato dal capitano della nave durante la tempesta affinche’ possa invocare protezione da Dio per la nave che rischia di affondare.. E le parole del capitano, “Forse Dio si dara’ pensiero di noi e non periremo”, per Francesco “sono le parole della speranza che diventa preghiera, quella supplica colma di angoscia che sale alle labbra dell’uomo davanti a un imminente pericolo di morte”.
“Troppo facilmente – ha osservato il Papa parlando ai fedeli che gremivano l’Aula Nervi – noi disdegniamo il rivolgerci a Dio nel bisogno come se fosse solo una preghiera interessata, e percio’ imperfetta. Ma Dio conosce la nostra debolezza, sa che ci ricordiamo di Lui per chiedere aiuto, e con il sorriso indulgente di un padre risponde benevolmente”.
Agli ottomila presenti, Bergoglio ha ricordato che “quando Giona, riconoscendo le proprie responsabilita’, si fa gettare in mare per salvare i suoi compagni di viaggio, la tempesta si placa”. Secondo Francesco, “la morte incombente ha portato quegli uomini pagani alla preghiera, ha fatto si’ che il profeta, nonostante tutto, vivesse la propria vocazione al servizio degli altri accettando di sacrificarsi per loro, e ora conduce i sopravvissuti al riconoscimento del vero Signore e alla lode”.
“I marinai, che avevano pregato in preda alla paura rivolgendosi ai loro dei, ora, con sincero timore del Signore, riconoscono – ha continuato il Papa – il vero Dio e offrono sacrifici e sciolgono voti. La speranza, che li aveva indotti a pregare per non morire, si rivela ancora piu’ potente e opera una realta’ che va anche al di la’ di quanto essi speravano: non solo non periscono nella tempesta, ma si aprono al riconoscimento del vero e unico Signore del cielo e della terra“.
“Successivamente, anche gli abitanti di Ninive, davanti alla prospettiva di essere distrutti, pregheranno, spinti dalla speranza nel perdono di Dio. Faranno penitenza, invocheranno il Signore e si convertiranno a Lui, a cominciare dal re, che, come il capitano della nave, da’ voce alla speranza dicendo: ‘Chi sa che Dio non cambi, e noi non abbiamo a perire!'”, ha rievocato il Pontefice rilevando che “anche per loro, come per l’equipaggio nella tempesta, aver affrontato la morte ed esserne usciti e usciti salvi li ha portati alla verita’”.
“Cosi’, sotto la misericordia divina, e ancor piu’ alla luce del mistero pasquale, la morte – ha infine concluso il Papa – puo’ diventare, come e’ stato per san Francesco d’Assisi, ‘nostra sorella morte’ e rappresentare, per ogni uomo e per ciascuno di noi, la sorprendente occasione di conoscere la speranza e di incontrare il Signore. La preghierera ti porta avanti nella speranza, quando le cose ti sembrano buie, piu’ preghiera e ci sara’ piu’ speranza”.