CHIESA GREMITA PER IL RICORDO DEL CLOCHARD NEREO
Era piena Santa Teresa Davila, la chiesa di via Corso Italia dove ieri pomeriggio Padre Fernando Escobar, giovane prelato della comunità di Sant’Egidio ha celebrato, accompagnato da un organo e tre voci, una preghiera dedicata alla memoria di Gino Nereo, il clochard che viveva all’incrocio tra via Po e Corso Italia, morto lunedì dopo essere stato investito da un pirata della strada.
“Quella di Nereo – ha detto don Fernando – è una storia di vita che ci incoraggia a un’umanità migliore. Il suo ricordo sia un atto di giustizia e di amore verso i tanti che vivono per strada in attesa che qualcuno si accorga di loro”. Con sofferenza il prete ha sottolineato come “Purtroppo la nostra società ha imparato a convivere con tante sofferenze, quasi accettandole”, poi per il prete ha chiuso la sua omelia con una nota di speranza: “Nemmeno la morte, arrivata come un ladro nella notte, può privarci dell’amore e dell’amicizia che Nereo donava a questo quartiere e ai suoi abitanti”.
E in effetti nella chiesa di Corso Italia, per un momento, non c’è differenza di età e classe sociale. Un giovane con i cappelli ossigenati e due caschi tappezzati di adesivi piange rincuorato da una bassa signora anziana con gli occhiali posati sulla punta del naso. Nelle prime file una coppia di clochard non trattiene le lacrime come la signora con la messa in piega appena fatta che siede vicino a loro. In prima fila anche il presidente della comunità di Sant’Egidio. Prima della messa in molti, scossi dall’accaduto, hanno lasciato i loro dati su un foglio per diventare volontari. Al termine della preghiera, ognuno con un fiore in mano, tutti i presenti si sono recati all’incrocio tra Corso Italia e Via Po, lì dove molti incontravano Nereo e dove lui aveva costruito il suo giaciglio. Già da ieri appoggiati ai piedi e poggiati alle grate era pieno di lumini, fiori e lettere di ricordo e cordoglio.
“È veramente bello vedere come con la simpatia e la intelligenza di Nereo siano state capace di fare affezionare tanti abitanti del quartiere e persone che lavorano qui”, ha detto il Presidente della comunità Marco Impagliazzo, presente alla messa. “Quest’uomo – ha proseguito – è stato una luce per tante persone e questa storia ci racconta la ricchezza umana di molte delle persone che vivono per strada. A volte basterebbe solo fermarsi e tendere una mano”.
(foto: Agenzia Nova)