Religioni

CHIESA: CONFRONTO CON ORTODOSSI PER MEDIARE SU STEPINAC

stepinac


Da una parte, la Chiesa cattolica croata – e con essa la Santa Sede che lo ha fatto beato e ora lo vuole santo – lo venera come un eroico pastore, un martire perseguitato per la fede, arrestato e condannato sotto il regime comunista di Tito. Dall’altra, Belgrado e la Chiesa ortodossa serba, oltre ad alcuni settori ebraici, ne avversano la figura storica ritenendolo un connivente con il regime filo-nazista di Ante Pavelic e con i massacri etnici perpetrati dagli ’ustascia’ contro i serbi ortodossi e gli ebrei. La memoria del cardinale croato Alojzije Stepinac (1898-1960) continua a dividere. Ed è per questo che, a latere della causa di canonizzazione che attende d’avviarsi alla conclusione, papa Francesco ha voluto si creasse una Commissione mista di esperti croati e serbi, coordinata dal Vaticano, per una rilettura in comune della vita del beato arcivescovo di Zagabria prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale.

L’obiettivo è “rispondere all’esigenza di chiarire alcune questioni della storia”, ma soprattutto di arrivare a una sorta di compromesso, di “purificazione della memoria”, che faccia superare gli scontri del passato, tali ad esempio – per chiarire quanto la questione pesi anche nei rapporti odierni – da impedire finora l’auspicato viaggio del Pontefice in Serbia. E anche da frapporsi a una piena distensione con la Chiesa ortodossa locale, anche in tempi in cui la “rivoluzione” Bergoglio è riuscita a realizzare persino uno storico incontro come quello a Cuba con il patriarca di Mosca Kirill. Il tutto in un contesto tormentato e ancora sofferente delle contrapposizioni etnico-religiose come quello dei Balcani.

La Commissione cattolico-ortodossa, di cui fanno parte prelati, esperti e storici, ha appena tenuto a Roma la sua prima riunione di due giorni, e un’altra ne ha programmata a Zagabria il 17 e 18 ottobre prossimi. Il suo lavoro dovrebbe andare avanti per un anno e, almeno ufficialmente, non interferire con il processo di canonizzazione di Stepinac, il cui destino è di esclusiva competenza della Sede apostolica. Il lavoro “scientifico”, secondo la “metodologia delle scienze storiche”, basata sulla “documentazione a disposizione e la sua contestualizzazione” (parole misuratissime delle comunicazioni ufficiali), dovrebbe però puntare a una visione della controversa figura del cardinale, e quindi della sua elevazione all’onore degli altari, che sia accettabile anche per i serbi. La prima riunione a Roma, ha commentato uno dei cinque membri di parte cattolica croata (altrettanti quelli del Patriarcato ortodosso serbo), l’attuale arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanic, ne ha definito l’andamento “molto soddisfacente”.

Per ora comunque pare non si sia entrati nel merito dei documenti storici, ma si siano piuttosto discussi il metodo di lavoro e i punti principali da focalizzare, oltre all’accordo sul termine ultimo dei lavori, cioè dodici mesi. Da parte sua, il coordinatore per conto del “patrocinio” vaticano, padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, ha detto a Zenit che occorre “fare in modo che la canonizzazione del beato crei un santo per tutti. Questo è il desiderio del Papa, che è stato generosamente accolto dai vescovi serbi”. Fino ad ora non era stato esattamente così. L’ultima occasione di contrasto fu, nel 2011, durante il suo viaggio in Croazia, la visita di papa Benedetto XVI alla tomba di Stepinac nella cattedrale di Zagabria, dove parlò del suo ruolo nella lotta contro ogni totalitarismo. La canonizzazione del cardinale croato, beatificato nel 1998 da papa Wojtyla, è fortemente voluta anche da Francesco, che da giovane, in Argentina, seguiva con grande interesse e partecipazione la vicenda del “martire” processato nel 1946 e condannato a 16 anni di lavori forzati, poi morto agli arresti domiciliari, con sospetti che fosse stato avvelenato da un carceriere.

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