Fatti di Roma

CARITAS; PRESENTATO LIBRO “QUANDO LE FERITE SONO INVISIBILI”

Libro Caritas

Presso il teatro della Casa Famiglia “Villa Glori” è stato presentato il volume “Quando le ferite sono invisibili.Vittime di tortura e violenza: strategie di cura” all’interno di un seminario incentrato sulla riabilitazione psicosociale di immigrati e rifugiati vittime di torture, violenze ed altri traumatismi psichici: quelle “ferite invisibili” che sono accompagnate quasi sempre da traumatiche esperienze legate ai percorsi migratori.

Tra gli illustri relatori: monsignor Enrico Feroci, direttore Caritas Roma, monsignor Andrea Manto, direttore Ufficio Pastorale Sanitaria Diocesi di Roma, Daniela Pezzi, presidente Consulta Regione Lazio per la salute mentale, Helena Behr, senior protection associate UNHCR, Salvatore Geraci, responsabile area sanitaria Caritas Roma e Marco Mezzetti, responsabile scientifico progetto “Ferite invisibili”.

Il libro si fregia di una presentazione del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin (che lo scorso anno aveva conferito alla Caritas la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica)  nella quale  viene  sottolineato come il progetto “ferite invisibili” rappresenti un possibile modello organizzativo dei servizi di accoglienza, cura, orientamento e sostegno dei migranti in fuga dagli orrori delle violenze e delle guerre e come riesca a trasmettere fiducia  nella possibilità di operare  in questo delicato ambito.

Monsignor Feroci ha spiegato: “Dentro le pagine del libro ci sono storie di vita, storie di uomini e donne profondamente offesi dall’azione brutale di esseri umani verso altri esseri umani. Attraverso le pagine del libro vogliamo divulgare la conoscenza di quanto avviene in un incontro curativo amorevole e competente: in nove anni di attività il gruppo di lavoro di “ferite invisibili” ha incontrato persone che con sofferenza, lacrime e disagio psicofisico hanno raccontato le proprie storie di dolore e dunque vogliamo promuovere il diritto alla dignità di ognuno, il riconoscimento del diritto a ricevere cure adeguate nell’ottica dell’accoglienza e del rispetto.”

Nove anni in cui medici, psicologi e mediatori culturali hanno preso in carico 254 pazienti ed effettuato 3.630 colloqui psicoterapeutici con migranti che fino al 2010 provenivano prevalentemente da Afganistan, Guinea, Nigeria ed Eritrea e ai quali dal 2011 si sono aggiunti  Costa D’Avorio, Camerun e Senegal.

Il dott. Salvatore Geraci ha precisato la motivazione della scelta: “Abbiamo deciso di lavorare nelle pieghe di una sofferenza spesso nascosta perchè nessuno deve essere escluso da percorsi di accoglienza e dignità, perchè la salute di ognuno è la salute di tutti e può garantire a tutti un futuro migliore.”

Di futuro migliore ha parlato anche il dott. Marco Mezzetti, con cauto ottimismo: “Sappiamo che i traumi sono tragedie ma anche occasioni di crescita personale, una crescita post traumatica, e pensiamo che possa essere una crescita condivisa e condivisibile con la nostra società, un valore aggiunto”.

Le cure per i pazienti che soffrono di patologie post traumatiche in seguito a fuga da guerre e persecuzioni richiedono un approccio che tenga conto dell’organizzazione dei servizi sociali e di salute mentale, che crei una rete assistenziale e utilizzi  mediatori culturali, che proponga interventi psicoterapeutici specifici. Nel nostro Paese dal 1 gennaio al 30 dicembre sono sbarcate circa 139.000 persone di cui 11.500 minori non accompagnati, perlopiù eritrei, egiziani e somali, ma, ha lamentato Helena Bhr  senior protection associate dell’UNHCR, manca un adeguato supporto psicologico.

La dott.ssa Daniela Pezzi ha insistito sulla necessità che la Regione dia risposte eque e adeguate alle “nuove utenze”, plaudendo al Ministero della Salute e alla sensibilità del ministro Lorenzin verso le patologie psichiatriche e la sofferenza familiare.

“L’amore-caritas- è una forza straordinaria, che spinge le persone ad impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace..” ha scritto Benedetto XVI nella lettera enciclica “Caritas in veritate” e queste parole, scelte da Monsignor Feroci per introdurre la sua prefazione al libro, rappresentano perfettamente l’impegno della Caritas a curare chi è ai margini della società e stigmatizzano lo scopo del progetto, quello di riconoscere la dignità di chi migra per cause violente e lesive della vita stessa ed aiutare a ritrovare una vita nuova perchè, come ha detto Papa Francesco nella Giornata del Migrante 2014 “Migranti e rifugiati non sono pedine sullo scacchiere dell’umanità…”

Daniela Pieri

 

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