CARDINALE BAGNASCO: NOZZE GAY IRLANDA, “RIVOLUZIONE CULTURALE INTERROGA ANCHE NOSTRA CHIESA”
Il risultato del referendum irlandese sulle nozze gay “fotografa una rivoluzione culturale che riguarda tutti. Come tale, non può non interrogare anche la nostra Chiesa”. Ad affermarlo è il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in un’intervista pubblicata oggi sul quotidiano ‘La Repubblica’. “Tale esito – prosegue il card. Bagnasco – ci pone interrogativi sulla nostra capacità di trasmettere alle nuove generazioni i valori in cui crediamo, capaci di un dialogo cordiale che tenga conto della concreta situazione delle persone. Viene, quindi, da chiedersi se ciò dipenda dall’averli insegnati male o dal fatto che ci siamo limitati a enunciarli, o se invece nella loro essenza siano talmente controcorrente rispetto alla mentalità diffusa da essere sentiti come estranei”. Di qui l’interrogativo: “Cosa dobbiamo correggere e migliorare nel dialogo con la cultura occidentale?”.
Secondo il card. Bagnasco, “ogni dialogo dev’essere sereno, senza ideologie, innervato di sentimenti ma anche di ragioni. In questo quadro, noi crediamo nella famiglia che nasce dall’ unione stabile tra un uomo e una donna, potenzialmente aperta alla vita; un’unione che costituisce un bene essenziale per la stessa società e che – come tale – non è equiparabile ad altre forme di convivenza”. Nel sottolineare “il coraggio, la chiarezza e la passione per l’uomo con cui Papa Francesco sta affrontando queste sfide”, il card. Bagnasco chiarisce che per quanto riguarda le persone omosessuali, “nel Magistero viene costantemente riaffermato il pieno rispetto per la dignità di ciascuno, quale che sia il suo orientamento: c’è come principio – e ci dovrebbe essere anche nei fatti – quell’accoglienza che favorisce la partecipazione alla vita della comunità ecclesiale”.
Questa posizione, tuttavia precisa, “non ci esime dalla fatica di distinguere, evitando semplificazioni che non giovano. Eccessivamente schiacciata su una disciplina di stampo para-matrimoniale: al di là dei nominalismi, di fatto equipara la condizione giuridica delle unioni omosessuali a quelle della famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna”: questa l’opinione del porporato sulla proposta di legge Cirinnà. “Chiedere che si evitino indebite omologazioni – chiosa – non intacca il riconoscimento dei diritti individuali di ciascuno”.
L’introduzione dell’insegnamento della parità di genere a scuola “costituirebbe l’ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito ‘colonizzazione ideologica’”, ha spiegato ancora il card. Bagnasco, secondo il quale educare “al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di omofobia, è doveroso e rientra nei compiti della scuola; ma l’educazione alla parità di genere mira in realtà ad introdurre nelle scuole l’idea in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura”.
Un monito, quindi, a non “selezionare soltanto” alcune tra le dichiarazioni del Pontefice, “più gradite alle idee dominanti o meno innocue. L’insegnamento del Papa non può essere smembrato rispetto a una visione completa dell’uomo e del suo posto nel mondo, pena il ridursi a citare quello che serve a rafforzare le proprie opinioni”. Con riferimento alla manifestazione del Forum delle associazioni familiari del 2007 (Family Day), il presidente della Cei precisa che non si è trattato di un’iniziativa “contro” qualcuno ma per “affermare la visione di matrimonio e di famiglia sancita dalla nostra Costituzione”, anche se “le forme con cui i laici assicurano il loro contributo devono essere valutate di volta in volta, alla luce del contesto sociale, culturale e politico”. (agensir)