CARD. BASSETTI, “OCCORRE ESSERE MISSIONARI OGNI GIORNO”
Propongo qui di seguito l’intervista al card. G. Bassetti che ho realizzato recentemente insieme al collega Matteo Guerrini. Poche parole ma chiare: “c’è l’urgenza, oggi, di essere prossimi a chi è fragile”.
1. Eminenza, qualche giorno fa lei ha aperto la Curia ai senzatetto che non avevano un posto per ripararsi dal freddo. Questo segue proprio le indicazioni di Papa Francesco di una Chiesa missionaria in patria, negli ambienti in cui già si trova. Può raccontarci questa esperienza?
È capitato che, alcune sere fa, rientrando da un impegno pastorale, ho trovato sotto il portone del palazzo vescovile un gruppetto di ragazzotti infreddoliti, da tutti conosciuti come vagabondi, tossicodipendenti o comunque senza fissa dimora, assistiti in genere dal Comune o dalla Caritas, che proprio in quei giorni gelidi si ritrovavano senza un luogo ove poter dormire. Uno di loro, stremato dal freddo e con la febbre, avvicinandosi, mi ha detto che non sapevano dove andare e che tutti gli avevano chiuso le porte in faccia. A quelle parole ho guardato il portone del palazzo e ho deciso di aprirlo. Aiutato da qualche volontario ho trovato delle coperte e ho allestito un piccolo dormitorio nella Sala San Francesco, riscaldata e con bagno. Dopo alcuni giorni, grazie alla Caritas e alla Croce Rossa e ad altri gruppi di volontariato abbiamo allestito un dormitorio nell’Oratorio di San Giovanni Battista, nella zona di Porta Pesa. Così, da quasi un mese, una ventina di persone sanno dove andare a ripararsi durante la notte, dove potersi lavare e trovare un piatto caldo. Con l’aiuto delle pubbliche autorità sto ora cercando un luogo idoneo dove accogliere queste persone.
2. Condivide questa nuova frontiera della missionarietà? Essere missionario non significa più soltanto raggiungere posti remoti ed evangelizzare le popolazioni ignare della fede cristiana, ma ormai significa anche portare questo messaggio al nostro vicino, nelle famiglie, negli ambienti quotidiani.
Certamente, ogni paese è terra di missione. L’annuncio della fede è ormai una necessità nelle nostre città come nelle vaste praterie del mondo. Così pure l’impegno per la promozione umana non riguarda più i paesi un tempo considerati poveri: riguarda le tante “periferie” presenti anche da noi.
3. Per la Giornata Missionaria Mondiale Papa Francesco ha invitato tutti a «“uscire”, come discepoli missionari, ciascuno mettendo a servizio i propri talenti, la propria creatività, la propria saggezza ed esperienza nel portare il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana». Ognuno di noi deve quindi essere missionario? In che modo?
Il Concilio ci ha ben ricordato che la Chiesa è per sua stessa natura missionaria e così ogni cristiano. L’annuncio del Regno è dovere di tutti i credenti. E questo annuncio altro non è se non il manifestare al mondo l’amore gratuito di Dio per ciascun uomo. Il messaggio profondo del cristianesimo è questo: Dio ama tutti con infinita tenerezza, vuole che tutti gli uomini siano salvi, vuole che ci amiamo tra di noi, come lui ci ha amati.
4. Nei primi anni del ‘900 san Luigi Orione voleva diventare missionario e andare in Argentina, ma il Papa Pio X lo inviò nel quartiere Appio, a Roma, in quella che chiamò la “Patagonia romana”. Già allora c’era questa necessità di guardare al nostro fianco prima che all’orizzonte?
Certamente, anche le terre di antica evangelizzazione hanno continuo bisogno di riscoprire le proprie radici di cultura e di fede. Ognuno di noi deve sentirsi missionario nel luogo dove vive, dove lavora e intrattiene rapporti sociali. L’Italia, come l’Europa, ha tanto bisogno di quella che san Giovanni Paolo II chiamava la “nuova evangelizzazione”, il rinnovato annuncio dell’amore di Dio per noi.
(Intervista rilasciata per il mensile DON ORIONE OGGI).
Gianluca Scarnicci
