BULLISMO NASCE DA UNA CARENZA EDUCATIVA E DI REGOLE
Il Bullismo e’ anche frutto di una carenza educativa da parte delle famiglie, con genitori che accontentano i figli in tutto e non pongono loro limiti pensando di fare il loro bene; questo porta all’incapacita’ dei giovani di gestire conflitti e normali dinamiche relazionali coi coetanei. Ad aggravare il problema le tecnologie digitali messe impropriamente in mano a giovanissimi, non in grado di usarli.
Lo spiega all’Ansa Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti: “Non c’e’ un aumento del fenomeno Bullismo, troppo spesso confuso con normali episodi di disturbo tra coetanei, da sempre parte delle normali dinamiche scolastiche e giovanili. Il vero Bullismo prevede che la vittima sia oggetto di violenza intenzionale, fisica o verbale, sadica, da parte di un compagno”.
Novara, autore del libro ‘I bulli non sanno litigare’ (Rizzoli) insieme allo psicologo Luigi Regoliosi chiarisce che il Bullismo ha luogo in presenza di tre indicatori molto precisi e tassativi: prepotenza intenzionale e orientata a creare un danno, continuativa nel tempo verso una stessa vittima, la quale deve essere palesemente inferiore di forze rispetto al bullo e incapace di difendersi. Infatti l’inglese ‘to bull’ esprime sadismo contro una persona che non si puo’ difendere.
In Italia la parola e’ tradotta in modo letterale, ma per noi il bullo e’ un ragazzino gradasso e prepotente, non un violento efferato. In questo modo si diffonde un allarme ingiustificato, sostiene l’esperto: ad esempio da alcune statistiche emerge che alle elementari un bambino su due sarebbe vittima di bulli, eppure a ben vedere non parliamo di atti di violenza, ma solo di episodi di disturbo.
Anche il pericoloso fenomeno del cyberbullismo puo’ essere fermato educando i giovani, dando limiti e regole: “I genitori devono controllare i telefonini dei figli fino a 15 anni, impedirne l’uso di notte, regolare l’uso diurno. Inoltre, fino a 13 anni non bisognerebbe usare gli smartphone, i bambini sono troppo immaturi per usarli in modo adeguato”, conclude.