AL “MAMIANI” IL PRIMO GIORNO TRA EMOZIONI E QUALCHE DISAGIO
Entrate scaglionate, mascherine sul volto e saluti con il gomito. Prima campanella insolita per gli oltre 5,6 milioni di studenti che oggi sono tornati tra i banchi per la prima volta dopo i mesi di didattica a distanza. Ma le nuove regole, come il divieto di assembramenti e il distanziamento fisico, non sembrano aver smorzato l’entusiasmo di ragazzi e ragazze, che sotto la mascherina lasciano trapelare qualche sorriso. “Siamo contente di tornare finalmente in classe- dicono Maria Vittoria e Giulia, pronte al primo giorno da liceali davanti al ’Mamiani’ di Roma, storico ginnasio del quartiere Prati- e’ vero che non potremo girare nei corridoi e fare la ricreazione tutti insieme, ma e’ bellissimo comunque. Speriamo solo che duri il piu’ possibile, siamo terrorizzate dal fatto che la scuola possa richiudere”. Fuori dai cancelli ad essere agitati sono soprattutto i genitori, che scattano foto ai figli prima di salutarli. “Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte, la scuola ha fatto tutto il possibile”, commenta il padre di Elena, 14 anni. Dei 1200 alunni totali, oggi solo le classi prime hanno varcato i cancelli dell’istituto. Per il primo periodo, 800 studenti seguiranno le lezioni in classe, 400 a casa, seguendo una rotazione. La campanella e’ suonata a partire dalle 10, fino alle 10.30, con ingressi scaglionati. “Abbiamo acquistato autonomamente circa 250 banchi e ne abbiamo richiesti altrettanti al ministero, ma non sono ancora arrivati- spiega alla Dire la dirigente scolastica dell’istituto, Tiziana Sallusti- Speriamo che arrivino presto perche’ per ora i ragazzi sono sistemati sulle sedie con le ribaltine e in qualche banco doppio. Abbiamo cercato di utilizzare gli arredi che avevamo e posizionato gel e mascherine sulle cattedre”. Ma il problema piu’ difficile da gestire e’ quello della mancanza del personale. Al ’Mamiani’ manca quello ausiliario, quello amministrativo, e persino il Dsga, che non e’ stato nominato. “Siamo preoccupati- continua la preside- Ma abbiamo una grandissima fiducia che tutto possa procedere bene, che i ragazzi ci seguano. E poi grande senso di responsabilita’ e amore, per se’ stessi e per gli altri. È l’unico modo per sopravvivere in questo momento cosi’ difficile”. Lo sanno bene anche i ragazzi, che cercano di trattenere l’istinto di abbracciarsi. “Tra noi giovani e’ difficile mantenere il distanziamento- continua Maria Vittoria- ma dobbiamo riuscirci. È una prova di responsabilita’”. E anche la mascherina diventa cosi’ un “fastidio sopportabile” per Carlotta, 13 anni. “Alla fine non e’ una tortura- commenta- e comunque non e’ peggio della didattica a distanza. Almeno adesso siamo finalmente a scuola”.