Immigrazione

A TOR BELLA MONACA LE COMUNITÀ IMMIGRATE IN DIFFICOLTÀ

Dal 9 marzo scorso con l’inizio del periodo di lock-down, l’ambulatorio di Medicina Solidale a Tor Bella Monaca, oltre a fornire l’assistenza medica gratuita ha distribuito pacchi viveri a oltre 900 famiglie bisognose della zona.

Un’attività alla quale si è aggiunta la distribuzione giornaliera di 100 pasti offerti da McDonald’s Italia, composti da panino doppio cheeseburger, nuggets e bibita e dei pacchi viveri forniti dal Campidoglio dal Forum del Terzo settore del Lazio.

Dai dati raccolti da Medicina Solidale le comunità immigrate più in difficoltà sono quelle provenienti della Nigeria con 183 nuclei familiari fragili, a seguire 139 dalle Filippine, 54 dal Senegal, 40 dall’Ucraina e 27 dall’America Latina. Le famiglie italiane che si sono rivolte a Medicina Solidale della zona sono 60.

Altri 50 nuclei familiari dell’occupazione di via Tiburtina sono stati sostenuti sempre dai volontari dell’associazione.

“Purtroppo – commenta LUCIA ERCOLI, direttore di Medicina Solidale – questo lockdown ha pesato davvero molto su tutti, e in particolare su quelle persone che erano già in difficoltà prima, o che vivevano alla giornata. Il nostro centro di Via Aspertini, che grazie all’assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale abbiamo potuto riaprire proprio durante questa emergenza, ha registrato un numero record di accessi, come mai avevamo visto prima”.

“Ci siamo impegnati – aggiunge ERCOLI – per aiutare al meglio queste persone, dal punto di vista sanitario ma anche alimentare. Sappiamo, però, che dal punto di vista sociale l’emergenza non è certo finita, e grande sarà l’impegno a cui tutti saremo chiamati anche nei prossimi mesi, per fare in modo che l’impatto sia meno duro possibile per chi è in difficoltà”.

“Occorre ripensare – prosegue ERCOLI – anche l’utilizzo dei fondi per l’8×1000 che dovrebbero essere destinati, non solo a macro progetti sociali, ma anche a piccole iniziative territoriali che spesso raggiungono con più efficacia le povertà e l’emarginazione”.

“Alla Chiesa Valdese, alla Cei e a tutte le realtà che beneficiano dell’8×1000 – conclude ERCOLI- chiediamo di guardare anche a piccole realtà come la nostra che ogni giorno incontrano centinaia di persone fragili fornendo loro una risposta immediata e concreta”.

Tags

Articoli correlati

Back to top button
Close