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A TERMINI IL RICORDO DI MODESTA VALENTI, SIMBOLO DEI DIMENTICATI

Al binario uno della stazione di Roma Termini, presso la targa che la ricorda, si è svolta ieri pomeriggio la cerimonia in memoria di Modesta Valenti, la donna senza dimora che 40 anni fa morì davanti alla stazione, dopo ore di agonia, perché, essendo sporca, l’ambulanza si rifiutò di portarla in ospedale. Dopo quella vicenda Roma deliberò che nella fittizia “via Modesta Valenti” le persone senza tetto potessero accedere all’iscrizione anagrafica per poter accedere ai servizi essenziali.

Modesta Valenti, così, è diventata simbolo di tutte le persone povere dimenticate della città ma anche immagine di speranza e riscatto per chi vive ai margini della società. Nel corso della commemorazione di oggi sono intervenuti Luca Torchia del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, e monsignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma delegato per la carità.

“Siamo qua a celebrare una triste ricorrenza. Quaranta anni fa, purtroppo, una persona ci lasciò, e nel farlo, ci ha lasciato un’eredità, un compito importante: quello di fare delle nostre stazioni un luogo di riferimento per le persone”, ha commentato Luca Torchia. “Possibilmente – ha aggiunto – non solo le persone che viaggiano, cioè che arrivano e partono, ma anche per le persone che hanno bisogno delle stazioni come luogo di accoglienza. Per fare questo, bisogna rendere le stazioni innanzitutto sicure. Noi – ha sottolineato – stiamo lavorando per renderle sicure con un progetto molto importante, il progetto Fs security, una società costituita d’intesa con il ministero delle Infrastrutture proprio per lavorare impiegando uomini e risorse a rendere le strutture delle stazioni sicure. E solo così, le stazioni possono diventare anche un centro di accoglienza e di riferimento per le persone fragili, per le persone che hanno bisogno di un tetto o di un rifugio, e per loro la stazione deve essere un rifugio sicuro”, ha concluso Torchia.

“Questa non è una memoria rituale, né una memoria triste”, ha detto il presidente Impagliazzo. “Da questa memoria – ha aggiunto – dalla storia di questa donna rifiutata ed emarginata nella città, è nato un movimento di persone che sono andate verso gli altri, verso gli scartati dalla nostra società. E oggi queste persone hanno creato un nuovo movimento, che è quello di tanti che vivono per strada e che, finalmente, hanno trovato una casa e sono stati reinseriti nella città. Dunque una memoria che parla di vita e che parla di futuro, e che parla della possibilità di vedere la solidarietà all’opera”, ha concluso Impagliazzo. A termine degli interventi, è stata deposta una corona di fiori sotto la targa dedicata a Modesta Valenti.

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