A ROMA IL TRISTE PRIMATO DELLA CITTA’ CON TASSE E PREZZI PIU’ ALTI
“Il 2017 si è concluso all’insegna di forti aumenti in tutti i settori del quotidiano per i romani che hanno assistito a rialzi costanti soprattutto durante gli ultimi quattro mesi dell’anno. Mentre infatti si animano le polemiche sui sacchetti bio della spesa ortofrutticola, il costo della frutta subisce un’impennata del 4,7% rispetto all’anno precedente. E, rimanendo nell’ambito alimentare, aumenti sono stati registrati anche per il costo del pesce che segna un più 2,3%, dell’olio (+ 2,3%), della carne (+2%), del latte e uova (+1,7%), caffè e te (+1,5%). Questi alcuni dati elaborati dalla Uil di Roma e del Lazio in merito all’inflazione nella Capitale durante lo scorso mese di dicembre 2017”. Lo rende noto la Uil di Roma e del Lazio.
“Non va meglio sul fronte bollette – prosegue la nota – che rispetto al 2016 hanno registrato un netto rincaro: più 5,7% il costo del gasolio per riscaldamento, più 4,3% l’energia elettrica, più 4,7% la fornitura d’acqua, più 2,9% il gas. E chi ha deciso di cambiare l’arredamento di casa, ha speso il 7% in più rispetto a chi l’aveva fatto un anno prima. Anche andare dal dentista, spesa di per sé non certo economica, costa l’1,4% in più rispetto a dicembre 2016. In compenso però diminuisce del 2% il costo delle apparecchiature terapeutiche”.
“Prezzi alle stelle in tutti i settori primari che mal si conciliano con i servizi offerti e con quanto sta accadendo in una Capitale sempre più in balia di se stessa – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica – sono diversi mesi che continuiamo a registrare e denunciare un costante incremento dei costi del quotidiano e purtroppo questa escalation sembra non fermarsi. Eppure le polemiche pubbliche sembrano soffermarsi solo su Spelacchio e sui due centesimi del sacchetto bio del supermercato. Non vorremmo fosse un modo per deviare l’attenzione dai temi principali e dai rincari effettivi che stiamo subendo”.
“Male anche l’intero settore dei trasporti – si legge ancora nella nota – che registra incrementi su tutti i fronti: dall’impennata del 27% del trasporto aereo rispetto al mese precedente e del 14,2% rispetto a dicembre 2016, al più 6,3% del trasporto su rotaia, al più 3,8% del trasporto marittimo, fino all’aumento del 5% del costo dei lubrificanti per mezzi di trasporto privati”.
“Ciò significa che, per i pochi che hanno ancora un lavoro, raggiungere la Capitale è molto più dispendioso di un anno fa – commenta Civica – né, visti i costi e soprattutto le tasse, si può minimamente pensare di acquistare una seconda casa, anche piccola, per evitare di fare il pendolare”.
“Roma infatti è anche la città più cara d’Italia – prosegue la nota – per l’imposta sulla seconda casa che ammonta a 2.064 euro medi contro i 1.070 della maggior parte dei capoluoghi di provincia italiani. Non va meglio per le cosiddette abitazioni di lusso dove si sfiorano i 6.500 euro complessivi, contro una media nazionale di 2.610. Anche sulle seconde pertinenze, ovvero cantine, garage e posto auto, la Capitale guida la classifica nazionale con 110 euro annui (81 per una cantina, 139 per un box)”.