8 ANNI DAL RAPIMENTO DI PADRE DALL’OGLIO. LA SORELLA: “NEL MIO CUORE SENTO CHE È VIVO”
Il 29 luglio 2013 era di lunedì e da quel giorno non si hanno più notizie di padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica cattolico-siriaca Deir Mar Musa, rapito a Raqqa, nel nord della Siria, da formazioni jihadiste.
Nell’ottavo anniversario del sequestro del gesuita, per i familiari è necessario mantenere viva l’attenzione sulla sua vicenda e sulla Siria raccontando anche ai bambini la sua missione, il suo carattere, la vocazione sacerdotale. “Paolo è avventuroso, è coraggioso. Si è affidato a Dio e, anche se era pericoloso, quando è scoppiata la guerra è voluto tornare in Siria. Fin da piccolo ha dato prova della sua grande capacità di comunicare con tutti”, ha detto Francesca, sorella del sacerdote, durante un incontro con i bambini svoltosi ieri nel Centro “Fonte di Ismaele”, a Roma, luogo di assistenza e cura dedicato a donne e bambini che vivono in condizioni di emarginazione sociale.
Andando con la mente a una gita di famiglia in montagna, quando il fratello era ancora piccolo – riporta il settimanale della diocesi di Roma, RomaSette -, Francesca ha raccontato uno dei tanti episodi che testimoniano la predisposizione del sacerdote al dialogo e al confronto con gli altri. Quarto di otto figli, nato nel 1954, Paolo “a un certo punto si è perso – ha detto Francesca -. Dopo un po’ lo abbiamo ritrovato mentre chiacchierava con un pastore. Non abbiamo mai saputo di cosa stessero parlando ma lui era felice”.
Nelle parole della donna la speranza di poter riabbracciare il fratello quanto prima. “Nel mio cuore sento che è vivo – ha affermato -. Spero che un giorno possiate conoscerlo, sono certa che per lui sarebbe una grande gioia”. Questo desiderio di tessere relazioni e di dialogare con tutti “rappresenta l’opera di padre Paolo – ha aggiunto il cardinale Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena e già ausiliare di Roma, presidente dell’associazione Dorean Dote, che ha contribuito all’apertura del Centro Fonte di Ismaele -. Dialogare con l’Islam non è semplice ma lui ha tentato questa strada impervia rischiando fino in fondo. Questo è uno stimolo a non arrendersi davanti alle difficoltà, a non lasciare solo nessuno, cercando di dare risposte alle tante vulnerabilità”.