Fatti di Roma

11 ANNI FA L’OMICIDIO DI STEFANO CUCCHI

“Undici anni fa sei morto da solo come un cane nell’indifferenza generale di quelli che ti hanno visto nei giorni del tuo calvario”. Sono le parole rivolte a Stefano Cucchi che la sorella Ilaria nel giorno dell’undicesimo anniversario dalla morte. “Le pagine di storia che abbiamo scritto da quel giorno fino ad oggi -continua Ilaria- ti dicono che non sei più solo e non lo è più neanche la tua famiglia. L’unica cosa che mi dà forza di affrontare questa giornata così difficile – dice anche – è pensare che la tua morte e la nostra sofferenza non è stata inutile e fine a se stessa. Questa battaglia di civiltà non ti riporterà mai da noi ma in qualche maniera servirà a me per illudermi che mi sei ancora accanto”. Stefano Cucchi è morto il 22 ottobre 2009 a 31 anni all’ospedale Pertini di Roma. Una settimana prima, il 15 ottobre, era stato arrestato per droga dai carabinieri della stazione Roma Casilina, pestato e ferito gravemente, secondo la corte d’assise di Roma, dai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati entrambi a 12 anni per omicidio preterintenzionale. La stessa corte ha condannato a 3 anni e 8 mesi anche il maresciallo Mandolini, allora comandante della stazione Appia dove è stato portato inizialmente Stefano e da cui dipendevano Di Bernardo e D’Alessandro. Al maresciallo la Corte d’assise ha riconosciuto la colpa della falsificazione dei verbali di arresto.

Quello relativo all’omicidio di Cucchi è solamente uno degli aspetti giudiziari della vicenda che è tutt’altro che conclusa. Vincendo un muro di omertà fatto di depistaggi e bugie fatti e dette nel vano tentativo di coprire le vere cause della morte del 31enne, si è arrivati anche a processare 8 militari, tra cui alti ufficiali dei carabinieri, attualmente imputati per reati che vanno dal falso al favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. “Queste ore –dice anche Ilaria- sono difficili per me e per la mia famiglia che, primi fra tutti i miei genitori, hanno pagato un caro prezzo. Oltre alla perdita del figlio hanno dovuto sostenere anni e anni di battaglie giudiziarie, prima a vuoto e oggi, per merito del nostro avvocato e della procura di Roma, affrontiamo processi che sembrano andare finalmente nella direzione giusta ma sostenendo difficoltà enormi, soprattutto sul lato emotivo e pratico. I genitori di Stefano Cucchi sono invecchiati – dice la sorella della vittima -, si sono ammalati e chi ha seguito la vicenda della famiglia in questi anni sa bene di cosa sto parlando. Basta guardarli per capire a cosa sono stati sottoposti e a cosa non dovrebbe essere sottoposta una famiglia che ha già subito un dolore e un sopruso così grande”.

Ilaria fa riferimento al fatto che oltre all’uccisione di Stefano, i suoi cari hanno dovuto assistere anche ad una serie di bugie e depistaggi per nasconderne le responsabilità. “Purtroppo – dice ancora la sorella di Stefano Cucchi – la giustizia è fatta dagli uomini e ciò che ho imparato in questi anni è che quando si ha la fortuna di incontrare persone oneste e per bene, con la schiena dritta, e mi riferisco al mio avvocato, al pubblico ministero Giovanni Musarò, al dottor Pignatone, abbiamo la dimostrazione che la giustizia può essere davvero uguale per tutti. Siamo stanchi ma se tornassi indietro rifarei ogni cosa di ciò che ho fatto”.

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