IL MEGLIO IN EDICOLA DI MERCOLEDI’ 1 APRILE 2015
Scontro nel Pd, Orfini striglia tutti Ma nei municipi scoppia la rivolta (Alessandro Capponi)
Ci sono tutti gli assessori (tranne Nieri), naturalmente il sindaco Ignazio Marino e il commissario del Pd Roma, Matteo Orfini: davanti a loro, in Campidoglio, i consiglieri municipali si lamentano sia del partito sia del Comune, e così, alla fine, nessuno fa sconti. «Adesso trascorriamo una Pasqua serena…» chiede Orfini. Poi ci saranno novità. Di certo in ambito amministrativo — «azzerati i presidenti delle Commissioni, da dimezzare» — sia d’altro tipo, visto che, per dirla con Orfini, «il lavoro della magistratura deve andare avanti e nessuno, tranne il Pd, ha operato scelte radicali e a volte dolorose, come “sacrificare” i consiglieri perbene di Ostia». In merito all’ incubo di alcuni politici sugli effetti dell’attesa seconda ondata di provvedimenti di Mafia Capitale, Orfini invita tutti a tenere basso il livello d’ansia, «nervi saldi». Ma lo scontro interno al Pd si consuma su (molto) altro.
Nella gremitissima aula Giulio Cesare usata per l’assemblea del Pd, i municipali attaccato sia il Campidoglio («distante») sia il Partito («non utile») e Orfini risponde loro con toni decisi, li invita a «smettere di lamentarsi, siete parte della classe dirigente!», li sprona a «denunciare alla Procura o a Sabella anche quando non siete sicuri dei sospetti», annuncia che «dimezzeremo le Commissioni, i presidenti vanno azzerati» e rifilà qua e là stoccate alla Procura prima dell’era Pignatone («la mafia a Roma non c’era…») e alle opposizioni, incluso Alfio Marchini acclamato da Forza Italia: «Dice di amare Roma e poi si schiera con chi ha distrutto questa città». Orfini, soprattutto, segna una linea di confine tra il partito prima e dopo il commissariamento: ora, dice,il Pd è con il sindaco.
Lo «scontro» si consuma dopo la relazione iniziale del sindaco, che propone l’elenco delle cose realizzate: immediatamente dopo, però, il microfono passa ai consiglieri municipali (gli interventi più duri da Ostia e Tor Bella Monaca). […]
Guerriglia rom-vigili e spunta la pistola (Elena Panarella)
Tensione ieri mattina davanti al centro di accoglienza in via Amarilli, tra La Rustica e Tor Sapienza, dove nella notte tra domenica e lunedì è scoppiato un incendio. Secondo quanto denunciato dai vigili, alcuni agenti del gruppo sicurezza pubblica emergenziale, impegnati sul posto per verificare la situazione della struttura, sgomberata per motivi di sicurezza, sono stati circondati e aggrediti da alcuni nomadi.
La tensione sarebbe salita quando gli agenti hanno chiesto ai proprietari dei furgoni di spostare i mezzi che impedivano l’accesso al cortile del centro accoglienza. Quattro persone avrebbero aizzato la folla a occupare abusivamente il centro. Ma la situazione sarebbe degenerata quando gli agenti hanno invitato alcune persone a fornire le proprie generalità. A quel punto, raccontano i vigili, sono stati circondati e aggrediti con manici di scopa, mazze e bottiglie. Un agente avrebbe utilizzato lo spray al peperoncino per difendersi dall’aggressione di alcuni cani randagi che, stando alla versione degli agenti, gli sarebbero stati aizzati contro.
Lo spray avrebbe colpito accidentalmente una ragazzina, che è stata soccorsa sul posto da un’ambulanza, mentre due vigili sono finiti all’ospedale così come pure il comandante Antonio Di Maggio. Risultato: tre persone, che si sono date alla fuga, sono state denunciate per violenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale, mentre altre due, tra cui un minore, sono stati sottoposti al fotosegnalamento: il maggiorenne sarebbe in stato di fermo. Per i nomadi però le cose sono andate diversamente: «Dopo aver trascorso la notte dormendo in strada, con a disposizione soltanto una coperta, abbiamo subito una selvaggia aggressione da parte dei vigili».
E c’è chi aggiunge: «Una ragazzina è stata colpita con un pugno in pancia e le hanno spruzzato lo spray al peperoncino. Ci hanno pure minacciati con la pistola e hanno sparato contro il muro». Pronta la risposta del comandate della Polizia Locale, Raffaele Clemente: «Nel parapiglia, mentre alcuni agenti sono stati colpiti con bastoni e scope uno di loro, circondato da diverse persone, ha impugnato la pistola di ordinanza con il solo obiettivo di evitare che gli fosse sottratta. L’arma non è stata né puntata e né usata». Francesca Danese, accusata dall’Associazione Nazione Rom di aver promesso invano alloggi alternativi agli sfollati di via Amerilli, spiega: «Avevamo allertato tutti i servizi ma le famiglie non hanno voluto spostarsi». L’intenzione ora è quella di trasferire i 100 rom ospitati nella struttura in altri centri d’accoglienza. L’assessore sottolinea, infatti, che il contratto con Casa della solidarietà, ente gestore del centro accoglienza, «scade a fine aprile». […]
Regione, arriva il codice etico denunciare i corrotti e no a regali Multe da 200 a 500 euro (Paolo Boccacci)
Occupavano casa su commissione (Fabio Di Chio)
Occupavano gli appartamenti su commissione, circa una ventina e tutti in zona Tuscolano. Con tanto di fabbro al seguito per forzare la porta d’ingresso. Li vendevano dai quattromila ai ventimila euro. Soprattutto a stranieri. E andavano a colpo sicuro scegliendo gli immobili disabitati e di proprietà pubblica grazie alla complicità di una dipendente dell’ex Catasto, assorbito dalla Agenzia delle Entrate, che li indicava in cambio di qualche regalo. La polizia del Commissariato Tuscolano ha messo fine ai presunti affari dell’organizzazione. Perché stando alle indagini il sodalizio messo sotto accusa pare fosse ampio e articolato, ciascuno aveva un compito preciso da rispettare. Ieri sono state eseguite diciassette misure cautelari firmate dal gip Giovanni Giorgianni. Sei indagati sono finiti in carcere, dieci agli arresti domiciliari e una soltanto con il divieto di dimora a Roma. È l’addetta delle Entrate, residente a San Cesareo, nell’organico del settore Servizi all’utenza, per ora sospesa dal lavoro.
Al vertice di questa ipotetica piramide gli investigatori collocano una signora di 64 anni, Anna Maria Repichini. Accanto a lei gli altri familiari: la figlia Sonia Arancio (di 42), il nipote Tiziano Navarra (22) e il compagno della donna Fabrizio Amoretti (44), tutti in galera.
I poliziotti sono arrivati alla presunta “cupola” da una telefonata anonima giunta al Commissariato nella primavera 2014, avviando un’indagine seguita in prima battuta dal dirigente Domenico Sannino e, dopo il suo trasferimento ad Albano, dalla collega Irene Di Emidio. Al telefono la voce avverte che in zona Tuscolana stanno circolando soldi falsi. Parecchi. Gli agenti si mettono al lavoro. E partono proprio dalla mossa più facile, mettendo sotto controllo l’utenza dell’anonimo. Arrivano alla Repichini, ascoltano il presunto spaccio di banconote (da 20 e 50 euro) chiamate “scarpe blu”. Prendono nota di quanto frutta il giro: i soldi valgono il 30% del valore indicato dal taglio. Gli agenti vengono a sapere che i soldi fasulli li hanno trovati anche al Centro estivo di una parrocchia frequentata dal figlio di uno degli indagati, versata per pagare una gita. E scoprono dell’altro. I poliziotti ascoltano un presunto spaccio di droga gestito dalla “nonna”, titolare di una impresa che manutiene apparecchi di refrigerazione e ventilazione. Un affare che sarebbe stato portato avanti assieme ad altri personaggi finiti nell’inchiesta.
Ma una storia tira l’altra. Dai soldi falsi di cui la Repichini si sarebbe rifornita a Marcianise, in Campania. Dalle dosi di cocaina “Peruviana” che sarebbero passate per le sue mani, gli investigatori arrivano alle occupazioni su commissione. Si comincia a fine 2013 e si finisce negli ultimi mesi dall’anno dopo. […]