Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI MARTEDI’ 10 MARZO 2015

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corriere della sera

 

L’Aula si ferma, Marino no: qui fino al 2023 (Ernesto Menicucci)

Ma quale 2018? Ma quale primo mandato poi basta? Chi l’ha mai detto (o pensato) che Ignazio Marino ha in mente una exit strategy per «ricollocarsi» nel mondo scientifico? L’ex chirurgo, all’assemblea romana del Pd, rilancia: «Solo su una cosa — dice — non sono d’accordo con Matteo Orfini…». Pausa, attesa. Poi, di getto: «Io questa città la voglio cambiare veramente. È diventata la sfida della mia vita. Io qui ci sto fino al 2023».

La sfida della sua vita. E chi lo frequenta da tempo, chi conosce il suo modo anche un po’ ossessivo di dedicarsi alle cose, in un misto di ambizione e autoconvincimento, sa che Marino non sta scherzando. Anzi, per rimarcare il concetto Ignazio si lancia in iperboli: «Non è più tempo di essere timidi, di avere paura. Io non ho paura, è il momento di volare».

Certo, non è la prima volta che Marino dice di pensare — a nemmeno metà del primo mandato — al bis. Ma l’altra volta, fine settembre 2014, lo annunciò nel contesto (irriverente e scherzoso) di Un giorno da pecora , insieme alla gaffe sulle droghe («ne sono sempre stato attratto»). Qui, invece, in una sede pubblica, dopo che sul Campidoglio si è abbattuta la prima tranche dell’inchiesta Mafia Capitale e prima che, secondo molti rumors , ne possa arrivare un’altra.

Il problema, però, è sempre la quotidianità. Perché, proprio nel giorno in cui il sindaco si butta in avanti di 8 anni, la sua maggioranza si «inceppa». Ieri, infatti, iniziava in aula Giulio Cesare la discussione sul Bilancio. Ma — pronti, via — salta subito il numero legale. Non ci sono i piddini Alfredo Ferrari (presidente della commissione Bilancio, tra l’altro), l’ex presidente dell’Assemblea Mirko Coratti, l’ex capogruppo Francesco D’Ausilio, il presidente della commissione Patrimonio Pierpaolo Pedetti. Più, tra gli altri, «l’assente giustificato» Gianluca Peciola, di Sel. Al di là delle singole spiegazioni, o della motivazione fornita dal capogruppo Pd (e coordinatore di maggioranza) Fabrizio Panecaldo che parla di «semplice sciatteria», resta una sensazione: dopo lo tsunami giudiziario, il centrosinistra capitolino sembra ancora sfilacciato, disunito, confuso. […]

Messaggero

Nozze gay, il prefetto: il mio no era legittimo Il sindaco: io nel giusto (Laura Bogliolo – Lorenzo De Cicco)

Il prefetto Giuseppe Pecoraro si dice «spiazzato», il sindaco Ignazio Marino, invece, nient’affatto «sorpreso» dalla sentenza del Tar che ha accolto il ricorso del Comune e di due coppie lesbiche contro l’annullamento disposto da Palazzo Valentini della trascrizione della loro unione contratta all’estero nel registro dell’anagrafe del Comune.

«La sentenza del Tar mi ha spiazzato – ha detto il prefetto Pecoraro – ma da quando ho firmato l’ordinanza, sapevo che la normativa su questo tema era poco chiara». La battaglia legale sulle Unioni civili proseguirà. Pecoraro ha aggiunto: «Aspetto di leggere la sentenza per capire se fare ricorso al Consiglio di Stato, in ogni caso la decisione sarà presa insieme al Ministero dell’Interno. Resto convinto che la mia ordinanza sia perfettamente legittima, prima di firmarla avevo consultato l’Avvocatura dello Stato, che aveva dato un parere positivo. Anche una sentenza della Cassazione, il mese scorso, ha detto che, con le norme attuali, il vincolo del matrimonio non può essere esteso agli omosessuali. E io a questo mi sono attenuto». Sia il prefetto, sia il sindaco ieri hanno comunque richiesto un intervento del Parlamento per una normativa nazionale. «Una cosa è certa – ha concluso Pecoraro – è necessario un provvedimento del legislatore che dica chiaramente se le trascrizioni delle nozze tra persone dello stesso sesso siano legali oppure no».

Per il sindaco Marino la sentenza non è una sorpresa: «Avevo sempre affermato, pur non essendo un esperto di giurisprudenza, che sulla base delle normative nazionali e comunitarie fosse un dovere del sindaco trascrivere un documento di un’unione avvenuta all’estero di due cittadini della mia città. Per me non è assolutamente una sorpresa, non credo ci sia stato mai un momento in cui ho mostrato un minimo dubbio sulla mia certezza». Marino auspica che il presidente del Consiglio Renzi solleciti «un percorso legislativo, che sia accurato, che colmi il vuoto che in Europa esiste soltanto in Grecia e l’Italia». «Abbiamo agito per sostenere i diritti di tutte le persone senza nessuna discriminazione e continueremo a farlo perché vogliamo che Roma sia e continui a essere la capitale dei diritti» il commento di Alessandra Cattoi, assessore Pari Opportunità. […]

Repubblica

“Mafia in città, non abbassare la guardia” (Rory Cappelli)

«Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene». Inizia con la citazione di una frase di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla mafia a Palermo nel 1992, la lezione che il procuratore capo di Roma, insieme all’aggiunto Michele Prestipino, ha tenuto ieri al corso del professor Enzo
Ciconte Criminalità organizza-ta: storia e legislazione dell’Università Roma Tre.
E non a caso. Il suo intervento è una rivisitazione a volo d’uccello della storia più recente della mafia siciliana, a partire dalla sua esperienza personale e dal maxi processo. «Quando sono arrivato alla procura di Palermo nel 1977 — ero entrato in magistratura nel 1974 — c’era una guerra di mafia: in quegli anni ci furono delitti di magiche strati, poliziotti, carabinieri, giornalisti. Fino ad arrivare a Falcone e Borsellino nel 1992. Erano, però, anche gli anni in cui la mafia non esisteva. Nel 1973 c’era stata un’occasione mancata: si era presentato alla polizia un tale Leonardo Vitale raccontando che esisteva un’organizzazione che si chiamava mafia che controllava ogni aspetto criminale della vita di Palermo. Il suo racconto era sembrato talmente assurdo tutti quelli coinvolti erano andati assolti: l’unico condannato era stato lui, ma gli era stata data la semi-infermità mentale ».
L’aula è silenziosissima. I ragazzi ascoltano con attenzione il procuratore che per molti è una specie di eroe. Ha chiuso indagini tra le più delicate della storia italiana recente. Ha “portato” la mafia dove si diceva non sarebbe mai arrivata: a Roma. Il suo racconto continua con il pentimento di Buscetta e il suo “teorema”, la ricostruzione di “Cosa nostra” con i 17 capi mandamenti e, alla fine, con la chiusura il 30 gennaio 1992 del maxi processo, poi confermato in tutti e tre i gradi di giudizio, che sarà tra le concause dell’uccisione di Falcone e Borsellino.
È il procuratore aggiunto Michele Prestipino, a parlare invece, di cosche e clan nella capitale: «A Roma si inizia a trovare tracce della mafia con le vicende della Banda della Magliana» spiega l’aggiunto. «Un’organizzazione che per il numero degli aderenti, per la struttura e per gli atti sanguinosi era un’associazione di tipo mafioso. Eppure si vuole sminuire: tanto al nord quanto a Roma, negando che fuori dalle regioni di origine di mafia, ‘ndrangheta e camorra, queste associazioni esistano».
Prestipino parla poi delle infiltrazioni nella gestione del mercato ortofrutticolo di Fon- di: «Qui il comune rischiò di essere sciolto dal prefetto». E infine di Mafia Capitale: «Gip e Riesame hanno messo in evidenza i fattori del metodo mafioso venuti fuori dall’indagine e cioè la capacità di esercitare la violenza, di piegare attraverso l’intimidazione un numero infinito di persone che occupano posti di rilievo» spiega Prestipino. […]
Tempo

Fecondazione assistita A Roma i primi due nati (Francesco Puglisi)

Due gemelli, un maschio e una femmina. Sono i primi bambini italiani nati da fecondazione assistita eterologa, con donazione di ovociti da parte di donatrice volontaria italiana. Un evento reso possibile dalla sentenza del 9 aprile scorso che dichiarato legittima questa tecnica. I bambini sono nati all’Alma Res Fertility di Roma, diretto da Pasquale Bilotta, dove sin dal mese di giugno «sono state ottenute le prime gravidanze eterologhe», ha spiegato Bilotta.

Nei primi mesi del 2014 i genitori dei gemellini appena nati si sono rivolti a Bilotta dopo un lungo periodo di infertilità, durato circa 15 anni. «La fertilità della donna era risultata del tutto compromessa oltre che dall’età, 47 anni, anche da una riserva ovarica (produzione di ovociti) drasticamente ed irrimediabilmente danneggiata da una patologia a carico delle ovaie, l’endometriosi, responsabile del 45% dei casi di infertilità femminile», spiega Bilotta. La coppia è stata quindi sottoposta a fecondazione assistita eterologa con donazione di ovociti ottenuti a fresco mediante tecnica Icsi, Bilotta è stato coadiuvato dall’embriologo, Luigi Muzi e dalla ginecologa Talia Capozzolo. «È stato utilizzato – spiega il medico – il trasferimento in utero di due embrioni allo stadio di blastocisti, cioè mantenuti in incubatore nel laboratorio sino al quinto giorno di accrescimento. Tecnica, questa, che incrementa in modo significativo le percentuali di successo della procedura». A luglio l’esito del test di gravidanza è risultato positivo, con valori molto elevati di beta hcg, in accordo con il riscontro ecografico di una gravidanza gemellare, il cui decorso è stato seguito molto da vicino da Bilotta e dalla sua equipe in quanto la gravidanza è stata complicata sotto diversi punti di vista. Per mutazioni genetiche, in primo luogo, che comportavano un elevato rischio trombotico per la gestante, e, in secondo luogo, per l’età e la gemellarità che rappresentano un aumentato fattore di rischio per tutte le donne in gravidanza.

Il parto è avvenuto prematuramente alla trentaseiesima settimana mediante taglio cesareo, per un iniziale distacco di placenta. «E i bambini e la mamma sono in perfetta salute». Per la fecondazione, prosegue, «è stato utilizzato il liquido seminale del marito. La selezione della donatrice, come suggerito dalle linee guida delle società scientifiche internazionali, è avvenuta basandosi sulla compatibilità del gruppo sanguigno e considerando le caratteristiche fenotipiche della donna ricevente, cioè colore degli occhi e dei capelli, carnagione, corporatura. Tutte le donatrici sono state sottoposte ad analisi generali, genetiche, metaboliche ed infettive ed hanno ricevuto un rimborso spese, come indicato dalla attuale normativa», conclude l’esperto.

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Lazio, poker da Champions Che lezione per Montella! (Fabio Bianchi)

Lo spettacolo annunciato c’è stato, ma in un sola direzione. Bastano pochi minuti per capire quale squadra confermerà l’estetica del successo. Lazio super, Fiorentina non pervenuta. Missione aggancio al 3° posto riuscita per Pioli. Nel pacchetto, anche la soddisfazione di sorpassare il Napoli nella classifica dei migliori attacchi del campionato: ora la Lazio davanti ha solo la Juve. Montella travolto dalla velocità dei rivali, dalla miglior precisione e cattiveria.

La Lazio si conferma un rivale indigesto, ma era molto difficile ipotizzare una superiorità così schiacciante. L’aeroplanino ha forse l’alibi di avere una squadra che ha speso più della Lazio negli ultimi tempi. Ma è un piccolo alibi. La verità è che in questa sfida ci ha capito poco o nulla. La Lazio invece vola davvero e fossimo nel Napoli, ma anche nella Roma a questo punto, cominceremmo a preoccuparci. Meglio per il campionato: almeno la rincorsa Champions sarà elettrizzante fino alla fine. Se la Lazio tiene questo ritmo e questo gioco, e l’impressione è che li terrà, avrà due match point nelle ultime due giornate: il derby e la sfida col Napoli al San Paolo.

La Fiorentina ha ceduto centrocampo e fasce. Biglia è stato un marziano, Candreva e Felipe Anderson ai lati hanno asfaltato tutti. Gli uomini hanno fatto la differenza, ma anche la scelta di Pioli di tornare al 4-2-3-1. Repetita iuvant. Con questo sistema, utilizzato l’ultima volta in gennaio nel derby, aveva vinto a Firenze. All’Olimpico ha stravinto. Azzeccata la scelta di recuperare Mauri, che si alternava al centro dell’attacco con Klose. Klose che deve avere l’elisir dell’eterna giovinezza. Oltre alla doppietta, non ha mai smesso di correre, tener su la squadra e recuperare palloni. Il tedesco eterno è a quota 7 reti nel 2015, coppa Italia compresa. Ed è entrato nella top 10 dei cannonieri di tutti i tempi della Lazio in campionato. Chapeau. L’assenza di Gonzalo Rodriguez si è sentita ma non giustifica la pessima prestazione della difesa viola che può solo lamentarsi della scarsa copertura.

La sfida poteva già essere messa in archivio dopo mezzora. La Lazio è stata subito tempesta e impeto. Ha trovato il gol col tiro da fuori di Biglia e non si è fermata, anzi ha accelerato. Ha preso a pallate la Fiorentina e poteva fare almeno altri tre gol. Candreva avrà sfornato almeno 5-6 cross e inviti velenosi. Soltanto la super forma di Neto e l’imprecisione degli attaccanti (Felipe morbido sotto porta) ha fatto sì che la Fiorentina fosse ancora in partita nella ripresa. Neto che si è superato quando con un dito ha sfiorato quel tanto che basta la seconda sassata di Biglia per mandarla sul palo.

Montella nel secondo round ha cercato di correre ai ripari spendendo subito Pizarro, per mettere cerotti a centrocampo. Solo che ha tolto Diamanti, uno dei più attivi, per alzare sulla linea dei trequartisti Mati Fernandez, che a centrocampo non è mai riuscito a stoppare Candreva e proteggere Pasqual. Per qualche minuto però sembrava che la Viola potesse reggere l’urto e provare a rimettersi in carreggiata. Invece è stata un’illusione. Una delle tante buone notizie per questa Lazio è il fatto che, come gli accade spesso, non si siede nel secondo round. E’ stata meno ossessiva, ha lasciato un po’ di iniziativa per sfruttare la velocità nelle ripartenze. Ed è stata micidiale.

Roma, così rovini tutto Nel 2015 non vali l’Europa (Andrea Pugliese)

Otto pareggi e solo due vittorie, un dato che rende il 2015 ancora più inquietante di quanto si possa pensare e di quanto sia stato l’ultimo pareggio, quello in casa del Chievo. Già, perché da quando la stagione ha scavallato la collina, abbandonandosi alle spalle il 2014, la Roma è vero che non ha mai perso, ma è anche vero che ha portato a casa appena 14 punti su 30. Un rendimento che la piazzerebbe — di fatto — all’ottavo posto in classifica, tenendola fuori da tutto. Dalla Champions League, ovviamente, ma anche dalla competizione continentale di riserva, quell’Europa League a cui tra due giorni la banda di Garcia tornerà a dare l’assalto in quel di Firenze.

La classifica del 2015 parla chiaro, la Roma ha un rendimento altamente deficitario, nonostante non abbia perso neanche una partita. Non che le altre corrano, anzi, a dimostrazione di un campionato sufficientemente mediocre. Dal turno del 6 gennaio ad oggi, infatti, la Roma ha fatto meno punti di tutte le concorrenti europee: dalla Juve al Napoli; dalla Fiorentina allla Lazio e alla Samp. Ha fatto peggio persino di Torino e Inter. A seguire, appunto, la Roma ferma a 14, appena un punto sopra il Palermo, due ad Empoli e Verona e tre sul Genoa ed il Cesena attualmente penultimo, tanto per intenderci. Dicendola alla Garcia, una classifica inquietante, soprattutto poi se la si proietta fino al termine della stagione. In queste dieci partite, infatti, la Roma ha portato a casa la media di 1,4 punti a gara. Considerando che di partite ne mancano ancora 12, i giallorossi mantenendo questo andamento metterebbero in cassaforte altri 16,8 punti, chiudendo (arrotondando per eccesso) a 67 punti.

Una quota che lo scorso anno garantì il quarto posto, due stagioni fa il quinto, nel 2011-12 miracolosamente il terzo e nel 2010-11 ancora il quarto, appena un punto sopra il quinto e il sesto. Insomma, una proiezione che non solo metterebbe la Roma fuori dalla Champions, ma gli permetterebbe di portare a casa la qualificazione all’Europa League per il rotto della cuffia. Se poi si prendono in esame le ultime sei gare, la situazione precipita ancora di più, con la Roma al 9° posto (8 punti) e il sedicesimo attacco, con appena 5 gol segnati.

Già, perché il vero problema di questa frenata è proprio il fatto che la Roma sembra essersi dimenticata di come si fa gol. Questione di forma, di idee, di gioco. Perché poi la difesa, nonostante tutti i suoi problemi, per reggere regge anche. La minusvalenza è davanti, dove alla Roma rispetto alla scorsa stagione (sempre alla 26a) mancano già 11 reti (i 38 di oggi contro i 49 di allora), 0,42 in media in meno a partita. Ma il rendimento abulico, quello che nel 2015 proietta la Roma fuori un po’ da tutto, nasce soprattutto da un forma fisica e da una tenuta atletica non all’altezza. Basti pensare alla partita di Chievo, dove la Roma ha sbagliato così tanti passaggi da stabilire in sostanza il record negativo di tutto il campionato. Per una squadra che fa del possesso palla la sua arma migliore, è un altro dato (tra i tanti) inquietante. […]

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