Fatti di Roma

IL MEGLIO IN EDICOLA DI LUNEDI’ 2 MARZO 2015

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corriere della sera

 

Aventino e San Saba, Ztl antiprostituzione (Al. Cap.)

Aventino e San Saba, adesso, vogliono una zona a traffico limitato per «chiudere» alle auto dei clienti delle lucciole. L’esempio (in settimana incontro tra i residenti della zona e il presidente Sabrina Alfonsi) serve per spiegare che quello di Andrea Santoro non è più un caso isolato: perché, adesso, non c’è più solamente l’Eur a chiedere provvedimenti in grado sia di tutelare le vittime della tratta della prostituzione — o almeno di offrire loro un aiuto, una possibilità, un’alternativa — sia di mettere al riparo gli abitanti della zona dal degrado.

Per affrontare il problema prosituzione in strada, infatti, adesso sono quattro i municipi che chiedono provvedimenti: l’Eur, il centro storico (la scorsa settimana il presidente Sabrina Alfonsi aveva chiesto al Campidoglio una delibera per vietare il sesso a pagamento di fronte a scuole e abitazioni), poi è noto il parere favorevole allo zoning di Andrea Catarci (che governa via Marconi, la Colombo) e dice che «le prostitute ci sono ma nessuno fa niente» e adesso c’è anche il grido d’allarme del VI MUnicipio, Tor Bella Monaca. […]

Certo, mondo cattolico da una parte e pd dall’altra hanno già detto «no» all’idea del presidente dell’Eur di trasferire le lucciole lontano dai centri abitati e di offrire loro l’aiuto degli operatori del progetto «Roxanne»: nonostante ciò, però, i presidenti di municipio si trovano quotidianamente ad affrontare sia i cittadini esasperati sia le emergenze (anche igienico-sanitarie) generate dalla prostituzione in strada. […]

Messaggero

Scontro sul bilancio, maggioranza in tilt (Mauro Evangelisti)

Dopo lo sgarbo della settimana scorsa, quando Sel in consiglio comunale non ha votato la delibera sulla cessione degli immobili, la teoria del big bang prende forza. Marino corre ai ripari perché la montagna dell’approvazione del bilancio appare ancora più difficile da scalare.

Alle 9.30 il sindaco chiuderà in una stanza tutti i capigruppo di maggioranza e la giunta per mediare sul bilancio preparato dall’assessore Silvia Scozzese, che vale, in estrema sintesi, 310 milioni di euro di tagli. Sinistra ecologia e libertà, i cui quattro consiglieri non sono indispensabili per garantire la maggioranza ma il cui no alla manovra provocherebbe una scossa tellurica difficilmente sostenibile, ripete: noi il bilancio, così com’è, non lo votiamo. Ieri il capogruppo Gianluca Peciola, galvanizzato anche dalla marcia anti Salvini del giorno prima, ha ribadito: «Non possiamo limitarci a tagliare e basta, perché i cittadini non ci capiscono e così facciamo il gioco della destra. Se togliamo risorse alla manutenzione delle strade, ai servizi sociali, al contrasto del degrado, facciamo un favore a Salvini».

Ma i numeri sono numeri, non fanno politica. Peciola: «Ma il bilancio di Roma deve divenire una caso nazionale, ciò che ci è stato riconosciuto per gli extra costi come Capitale è insufficiente. E si possono recuperare 200 milioni di euro dalla lotta all’evasione». Marino dice «non sono preoccupato», ma il mantra di Sel è chiaro: così com’è il bilancio non lo votiamo. Tutti a casa? Calma. Le parole di Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd, per quanto prudenti, aprono praterie agli amanti degli scenari suggestivi: «Dal punto di vista della lealtà dei rapporti di coalizione l’astensione di Sel sulla delibera sugli immobili ha lasciato una ferita. Sono però certo che Sel continuerà a fare parte della maggioranza, ma sono anche convinto che vi siano esponenti della opposizione che cominciano ad apprezzare l’azione riformatrice di questa giunta». I cultori della dietrologia politica potrebbero perfino pensare a un piano B, con una campagna acquisti che consenta di fare a meno di Sel. Ci sono poi le resistenze di Sel su un’altra partita, quella della dismissione delle malandate Farmacap e Adir, per le quali al contrario Riccardo Magi, esponente della Lista civica, parla «di minimo sindacale delle cose da fare per eliminare gli sprechi del passato».  […]

Repubblica

Atac, crolla la vendita dei biglietti (Cecilia Gentile)

Due milioni di biglietti venduti a gennaio, 700mila a febbraio. Un crollo senza precedenti. Sui mezzi pubblici della capitale è evasione record. Quasi tutta concentrata sugli autobus, perché sulle linee metropolitane i tornelli scoraggiano i furbetti, anche se negli ultimi tempi i passeggeri cominciano ad adottare la tecnica dello scavalco, oltre a quella dell’infilarsi subito dopo l’utente che ha inserito il biglietto da timbrare.
Ma è nei mezzi di superficie la vera emorragia di introiti. L’assessore alla Mobilità Guido Improta lo riconosce. «Il piano antievasione tariffaria — dice — va molto bene nella rete metropolitana, dove abbiamo ottenuto un incremento delle validazioni del 16%. Mentre non va assolutamente bene sulla gomma. Per questo ho chiesto con urgenza all’ad di Atac di attivare un monitoraggio di quanta gente timbra il biglietto. Ci saranno dieci linee su cui dalla prossima settimana inizieremo il monitoraggio». Le linee sorvegliate speciali saranno la 011, 188, 505, 51, 556, 670, 762, 773, 797, 82.
Questa faccenda dei biglietti non timbrati sta mandando su tutte le furie l’assessore. In azienda si racconta di rapporti molto tesi tra lui e l’ad Danilo Broggi, ritenuto responsabile del flop dei controlli.
Di fatto, contro la bestia nera dell’evasione su bus e tram finora nessuno dei piani annunciati ha funzionato. Non ha funzionato l’idea di aumentare da 70 a 330 i controllori trasformando in agenti accertatori quadri e dirigenti aziendali per un totale di 150 unità e attingendo il resto del personale da altri bacini in seguito ad un accordo siglato con i sindacati. Non sono servite le nuove norme che permettono ai controllori di salire fuori fermata, specialmente ai semafori o agli incroci.
Una Caporetto. Numeri da disfatta. Su bus e tram l’evasione stimata dallo stesso Improta oscilla tra il 18 e il 40%, a seconda delle zone. «I controllori sono in numero insufficiente rispetto alla rete», ripete l’assessore. L’idea è quella di creare una centrale unica dei controlli, ispirata al criterio della polifunzionalità, facendo ruotate gli addetti e affidando loro mansioni diverse: controlli della sosta, della Ztl, delle corsie preferenziali e sugli autobus.
Intanto però chi non timbra sa di restare impunito, perché i controlli sono rarissimi e poi c’è sempre il vecchio sistema di posizionarsi accanto alla macchinetta obliteratrice pronti a timbrare se salgono gli agenti accertatori.
Doppi controlli invece sulla linea B1, la diramazione della B da Bologna a Conca d’Oro. Il 1 dicembre i tornelli in uscita sono stati installati alla stazione Conca d’Oro, per poi essere estesi alle altre fermate. […]
Tempo

Sale e strumenti vecchi Così «muore» l’obitorio (Vincenzo Imperitura)

Cadaveri che nessuno reclama lungo i corridoi, pezzi di corpi che vengono conservati fin dagli anni ’90, strumentazioni vecchie e ormai e inadeguate: questo lo scenario che ha convinto i vertici della Sapienza (tra le più grandi università d’Europa) a chiudere, almeno temporaneamente, il proprio istituto di medicina legale che resterà con le porte sbarrate almeno fino a quando le condizioni igienico sanitarie in cui versa non saranno migliorate.

La decisione della storica chiusura (nella morgue della Sapienza vengono eseguite quasi tutte le autopsie sui cadaveri in città) è stata presa direttamente dal rettore dell’ateneo Eugenio Gaudio che avrebbe così anticipato una decisione della Procura di Roma che sarebbe rimasta ancora in sospeso in attesa di un rapporto dettagliato del nucleo antisofisticazioni dei carabinieri, che tra i corridoi della morgue ci erano arrivati su disposizione della stessa procura: un’indagine curata dal sostituto procuratore Nespola infatti, storia di una manciata di mesi addietro, aveva disposto la chiusura di sei sale operatorie che non rispondevano alle norme di legge in materia di igiene.

Una delle ragioni pratiche che avrebbero portato i vertici dell’università alla sospensione dell’istituto di medicina legale sarebbe relativo alla sicurezza rispetto ai risultati delle autopsie effettuate quotidianamente all’interno della struttura. Esami che potrebbero risultare inquinati dal pessimo stato di conservazione delle strumentazioni presenti nel reparto. A partire dai tavoli su cui le stesse autopsie vengono quotidianamente eseguite: i più vecchi tra questi risalgono agli anni ’80 mentre altre barelle sono state acquistate dall’università una decina di anni addietro. Usura dettata dallo scadere inesorabile del tempo e che vale per i tavoli autoptici così come per gli strumenti con i quali i sanitari del presidio effettuano materialmente gli esami. […]

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